L'EDITORIALE

C’è bisogno di un Olo parastatale?

Lo sblocco dei fondi Cdp per le nuove reti ha il suo fascino. Sono soldi del risparmio postale e dunque in qualche modo “pubblici”. C’è da chiedersi se i piani di F2i impattano frontalmente o sono integrativi a quelli di Telecom Italia. Serve avere due reti Ngn in competizione nelle grandi città e parti del Paese tagliate fuori?

Pubblicato il 21 Mag 2012

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Gli investimenti nelle Ngn sono tornati un tema caldo. Vi ha contribuito lo spostamento dell’asse del governo verso politiche di crescita. Le nuove reti possono dare un contributo significativo. I loro servizi miglioreranno competitività delle imprese e qualità dei servizi pubblici digitali. Nel tempo, il moltiplicatore degli investimenti in Ict è di 2,1. Ma le Ngn impattano sin da subito sull’economia: il 70% dei costi è per opere di scavo. Se gli investimenti nelle nuove reti verranno esclusi dal conteggio di debito e deficit pubblici, è prevedibile un ruolo più significativo della mano pubblica. Affiancandosi ai fondi europei che Passera ha annunciato di voler utilizzare per gli interventi di digital divide al Sud. I piani di investimento di Telecom Italia sono delineati: sia come massa finanziaria che come tecnologia, soprattutto Fttc e Gpon.

“Stiamo posando 300 chilometri di fibra al giorno”, ha rivelato il direttore Technology, Roberto Opilio, in un convegno organizzato dal Corriere delle Comunicazioni. Un altro attore importante si sta affacciando: il fondo F2i di Vito Gamberale. Attraverso la controllata F2i Reti TLC si propone di cablare ben 30 città. Il braccio operativo milanese Metroweb appare insufficiente rispetto agli impegni globali (appena una quarantina di persone), ma potrà disporre di un potenziale finanziario formidabile se, come annunciato dal presidente Franco Bassanini, la Cassa Depositi e Prestiti inietterà nei progetti di F2i 4,5 miliardi di euro. Per ora si hanno soltanto scampoli di informazioni, ma lo sblocco dei fondi Cdp per le nuove reti ha il suo fascino. Sono soldi del risparmio postale e dunque in qualche modo “pubblici”. Sfuggono però agli obblighi di Maastricht: sono ininfluenti su debito, deficit pubblico e non sono considerati aiuti di Stato.

C’è però da chiedersi se i piani di F2i impattano frontalmente o sono integrativi a quelli di Telecom Italia. Serve avere due reti Ngn in competizione nelle grandi città (con un “Olo” finanziato da risorse parastatali) e parti del Paese tagliate fuori? La contrapposizione con duplicazione delle infrastrutture sarebbe uno spreco, come rileva anche il commissario Kroes nell’intervista che pubblichiamo in questo numero. L’intesa un vantaggio per tutti, anche per l’eventuale società della rete.

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