Un documento di 105 pagine intitolato "Portare l’Italia
verso la leadership europea della banda larga – Considerazioni
sulle opzioni della politica industriale”. È il famoso
rapporto Caio di cui il Corriere delle Comunicazioni è venuto in
possesso ed è in grado di anticipare. In esso si sintetizzano le
opzioni che la politica si trova davanti: limitarsi da interventi
contro il digital divide, dare un supporto così così allo
sviluppo di nuove reti, oppure essere ambiziosa e farsi
“asiatica” promuovendo con massicci investimenti il decollo
delle reti in fibra ottica. Ed è proprio quest’ultima la
preferenza che emerge un altro documento, più sintetico, di 25
pagine, che Caio ha presentato al governo e titolato "La
possibilità di una leadership europea – Per una strategia di
sviluppo delle reti in banda larga in Italia”. Titolo
significativo che tradisce l’opzione preferita da Francesco
Caio. Il rapporto è stato presentato al governo il 12 marzo e
resta tutt’ora riservato.
Il consulente del governo ribadisce che l’Italia non è fra i
leader della banda larga (copertura reale 85% circa contro il 90%
media Ocse). “Per portare l’Italia nel G8
dell’infrastruttura digitale serve una visione di leadership
– si legge nel documento -. L’obiettivo è il raggiungimento
entro 5-6 anni del 50% di connessioni Nga”. Secondo Caio,
inoltre “la rete Nga avrà impatti sulla produttività,
l’innovazione e la qualificazione del Paese. Sarà una
variabile chiave della competitività territoriale anche in senso
anticiclico”.
In questa prospettiva i piani in essere, quello di Telecom, le
iniziative di Infratel e l’azione delle Regioni, non sembrano
poter raggiungere questo obiettivo. Di qui l’indispensabilità
“di un intervento di finanza pubblica per estendere la rete in
aree in cui la bassa intensità non giustifica l’investimento
dei gestori. Il livello del servizio deve essere un trade off tra
costi di copertura , servizi tempi si realizzazione. “Sembra
ragionevole ipotizzare 2Mbps di banda minima garantita”. Per la
copertura del digital divide il rapporto stima un investimento di
1,2/1,3 miliardi: il piano può essere completato entro il 2011
se avviato entro giugno 2009coprendo il 99% della popolazione.
Per quanto riguarda, infine, la migrazione verso la fibra, Caio
individua tre opzioni con “investimenti pubblici non a fondo
perduto ma a prospettiva di ritorno”.
1) “Leadership in Europa”: un piano nazionale per
collegare il 50% delle case in Ftth con 10 miliardi di euro
2) “Per non arretrare”: collegare il 25% delle case
in Ftth creando un’azienda nazionale in fibra. 5,4 miliardi in
quattro anni.
3) “Flessibilità territoriale”: 10-15 città in
partnership con le aziende.
Ma per Caio “è il momento di essere ambiziosi”.
Full story nel numero 10 del Corriere delle Comunicazioni
in uscita il 18 maggio