Presto presto. È una corsa contro il tempo quella per realizzare
l'asta delle frequenze a favore degli operatori di Tlc.
L'incasso di 2,4 miliardi su cui punta il Tesoro a norma di
legge dovrà essere incassato entro settembre 2011, ma le incognite
sono ancora tante. Per cui il governo mette le mani avanti: in caso
di insuccesso (se la cifra fosse inferiore) l'importo mancante
viene congelato da subito "a titolo cautelativo" nelle
casse di tutti i ministeri. Per questo oggi il presidente Agcom
Corrado Calabrò ha lanciato un appello: "Ogni indugio non è
più tollerabile. Le frequenze devono essere liberate, come dicono
le direttive europee, e messe al servizio degli operatori di
telecomunicazioni".
Il pallino è nelle mani del ministro Romani. Tocca al ministero
dello Sviluppo economico risolvere nei tempi previsti le incognite
che gravano sulle frequenze che verranno messe a gara: quelle in
banda "alta" (a 2,6Ghz) per liberare le quali la Difesa
chiede un corrispettivo economico come già successe ai tempi del
Gsm.
Ma soprattutto quelle del dividendo digitale esterno, in banda
800Mhz (sei canali, dal 61 al 69): teoricamente il Pnrf le ha tolte
alle tv locali e destinate alle telco, ma la partita rimane tutta
da giocare e non sarà facile dribblare i freni che le emittenti
potranno opporre sia al cammino dell'asta sia al completamento
dello switch off. Con le due associazioni principali,
Aeranti-Corallo e Frt, determinate a non farsi espropriare del
proprio asset: l'ipotesi rimborso per "traslocare"
(attualmente la più accreditata) rappresentato da una percentuale
sull'incasso della gara rischia di deprezzare il valore delle
frequenze.
Anche le telco aumentano la pressione. "È importante allocare
le frequenze, ma è importante anche il costo perché la capacità
di spesa degli operatori non è infinita" ha detto l'ad di
Wind, Luigi Gubitosi: "Un costo eccessivo potrebbe incidere
sugli investimenti".
Sul fronte delle misure precauzionali prese dal governo
sull'incasso della gara "a titolo cautelativo la legge
dispone che, in caso di insuccesso dell'operazione, un importo
pari al corrispettivo mancante sia recuperato attraverso
corrispondenti tagli di spesa pubblica – fa sapere il Tesoro -. A
titolo cautelativo, in base ad un criterio di sana e prudente
gestione del bilancio pubblico, in applicazione della prassi
consolidata in casi simili, la Ragioneria Generale dello Stato ha
disposto l'accantonamento provvisorio di un importo
corrispondente". 'Il Governo – conclude la nota – sta
procedendo positivamente, in modo da finalizzare l'operazione
nei tempi e negli importi previsti. A titolo indicativo, il
risultato ottenuto in Germania e' stato pari a circa 4
miliardi. L'importo previsto in Italia si conferma ad oggi
ragionevole. Solo in caso negativo, ad oggi escluso per le ragioni
di cui sopra, gli accantonamenti prudenziali saranno trasformati in
tagli definitivi non lineari".