Calabrò, in quattro pilastri le regole della fibra

Promozione del risk sharing fra investitori, riconoscimento in tariffa del risk premium, disciplina della migrazione da rame a fibra e condizioni tecnico-economiche per l’accesso alla rete: questi secondo il presidente dell’Agcom i capisaldi del nuovo sistema di regole. “Lo sviluppo della rete può essere autosostenuto dal mercato se si sceglie il modello adatto”

Pubblicato il 24 Mag 2010

Promozione del risk-sharing fra investitori, adeguato
riconoscimento in tariffa del risk premium per chi investe,
disciplina della migrazione da rame a fibra, condizioni tecniche ed
economiche per l’accesso alla rete. Questi – secondo il
presidente dell'Agcom Corrado Calabrò– i
quattro capisaldi del nuovo sistema di regole per la fibra.

"Il futuro è nell’ultra banda, nelle reti di nuova
generazione in fibra ottica con capacità di trasmissione sopra i
50 Mbit/s", ha detto Calabrò in occasione della presentazione
a Roma, questa mattina dei risultati
del programma di ricerca Isbul (Infrastrutture e Servizi a
Banda larga e Ultra Larga) realizzato con il sostegno e la
consulenza di alcuni dei principali atenei italiani, dalla Sapienza
di Roma (capofila) all'Università Federico II di Napoli
passando per il Politecnico di Torino e quello di Milano, per
citarne alcuni.

"Si tratta di un'iniziativa unica nel suo genere a livello
europeo", ha puntualizzato il Commissario Nicola
D'Angelo
. Iniziativa che ha consentito di mettere per
la prima volta nero su bianco un "piano" articolato per
finanziare e governare la nuova infrastruttura.

Secondo Calabrò lo sviluppo della fibra "può essere in buona
parte auto-sostenuto dal mercato se si sceglie il modello adatto,
salvaguardando le regole di fondo e incentivando al tempo stesso
gli operatori di Tlc ad investire. E' opportuno un certo
eclettismo anche sulle soluzioni architetturali: non esiste una
sola ipotesi di rete, un percorso univoco berso la rete in
fibra".

Riguardo alle opzioni per il finanziamento
"sulla base di un insieme complesso di ipotesi teoriche,
l’investimento per dotare il paese di un’infrastruttura di tipo
Ftth/P2P, con una copertura del 50% della popolazione ed un tasso
di adozione del 100% per i clienti business e dell’80% per quelli
residenziali, sarebbe di poco superiore ai 13 miliardi di
euro".

Per quanto riguarda i valori del canone wholesale per le linee
ultrabroadband "considerando un’infrastruttura di tipo
Ftth/P2P e una copertura della popolazione del 50% o del 20%, si
avrebbero rispettivamente i valori di 17,49 euro/mese e di 13,18
euro/mese", si legge nel testo. E relativamente ai valori
dell'Arpu minimo retail (ricavo medio mensile per cliente)
"considerando un’infrastruttura di tipo Ftth/P2P e una
copertura della popolazione del 50% o del 20%, si avrebbero
rispettivamente i valori 29,77 euro/mese e di 25,56
euro/mese".

"Il nostro Paese ancora fatica a trovare quel momento di
discontinuità necessario per partire con un piano nazionale per la
fibra e un conseguente ecosistema digitale – ha sottolineato
Calabrò -. A differenza di quello che succede nel mondo, dove in
fibra si investe, e molto, scommettendo sul futuro. Non solo
perché l’investimento nelle nuove reti è visto come exit
strategy per superare la crisi economica contingente; ma anche
perché rappresenta la strada principale per cercare di condurre un
sistema-Paese verso un futuro da protagonista
nell’innovazione".

E' il modello dello switch off che sta
prendendo piede. "Come si è fatto per il passaggio al
digitale terrestre, il modello prevede la migrazione di intere aree
territoriali alla fibra ottica, che andrebbe così a rimpiazzare i
doppini in rame", ha puntualizzato il presidente
dell'Agcom. Ma sono due i nodi da sciogliere: "presuppone
necessariamente la partecipazione di Telecom Italia ed è
necessariamente soggetto al controllo ed alle regole
dell’Autorità".

"Quanto al primo punto, la rete in rame è di proprietà di
Telecom Italia. La sostituzione dei doppini non può essere dunque
imposta da alcuna norma di legge nazionale o regionale. Si tratta
di una scelta tecnologica rimessa all’autonomia imprenditoriale
dei soggetti che operano sul territorio ed in particolare di chi ha
la proprietà della rete. D’altra parte, se per la realizzazione
della rete in fibra si fa leva sulla rete in rame – ch’è una
essential facility –, questa realizzazione è soggetta al
controllo dell’Autorità per l’apertura dei cavidotti e la
condivisione delle tratte necessarie alla realizzazione della nuova
rete. L’Autorità è pronta a fare la sua parte ma, essendo una e
una sola la rete realizzabile, la collaborazione fra gli operatori
e fra gli operatori e le autorità locali appare
essenziale".

Riguardo all'aumento delle tariffe di
unbundling
per la rete in rame che secondo gli Olo
disincentiverebbero gli investimenti nella nuova rete da parte di
Telecom Italia mettendo a rischio le revenues dei concorrenti il
presidente dell'Agcom ha risposto che "l'aumento è
minimo e dovuto" e che "è assolutamente al di sotto
della media europea". "La consultazione è ancora in
corso e non abbiamo definito i dettagli – ha puntualizzato – ma non
si può non riconoscere l'investimento effettuato".

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