Calabrò: investimenti nella fibra scoraggiati dai contenuti free

Per il presidente Agcom l’utilizzazione gratuita della rete da parte dei motori di ricerca “sottrae introiti agli operatori di Tlc scoraggiando gli investimenti nelle nuove reti”. Pivetti (Associazione Iptv): “Ogni anno in campo 25-30 milioni per offrire alternative legali alla pirateria”

Pubblicato il 11 Mag 2010

Una strategia di tutela del diritto d’autore sul web non può
prescindere “da forme di cooperazione con tutti i soggetti
della filiera e in particolare dagli Isp, unici in possesso dei
dati sul traffico”: interviene così il presidente
dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado
Calabrò, al workshop di presentazione dell’indagine
conoscitiva della stessa Autorità sul “Diritto d’autore
sulle reti di comunicazione elettronica”. La salvaguardia del
diritto d’autore sulla rete, spiega Calabrò, deve fare i conti
con la salvaguardia della privacy degli utenti, ma anche con
problemi di accesso e sicurezza. “Affidare all’Autorità
compiti di vigilanza su un settore così vasto, come quello di
Internet – ha ricordato – senza prevedere strumenti adeguati e
moderni, rischia di rendere inapplicabile la norma e frustante il
perseguimento delle sue violazioni”.

A fronte di una maggiore diffusione della banda larga nel mondo il
fenomeno del peer to peer è calato dal 40% del 2007 al 19% del
2009. Lo studio Agcom fa notare pertanto che “la diffusione della
banda larga in Italia, dando impulso allo sviluppo del mercato
legale dei contenuti digitali audiovisivi, potrebbe anche agire da
deterrente rispetto al P2P”. Ancora, Calabrò è convinto che
l'utilizzazione gratuita della rete da parte dei grossi motori
di ricerca (finanziati dalla pubblicità), “non solo sottragga
introiti legittimi agli autori di contenuti e agli operatori di
telecomunicazioni, ma scoraggi anche i forti investimenti che
sarebbero necessari per sostituire il rame con la fibra”.

In ogni caso, spiega Agcom, “senza un intervento costante ed
efficace” la pirateria da P2P potrebbe causare, per il 2015 (dal
2008) una perdita di 32 miliardi di euro e di 610mila posti di
lavoro. Considerando anche il file sharing la perdita pota 56
miliardi di euro e a oltre 1 milione di posti di lavoro.

Misure di contrasto? Le pratiche attuali, sebbene efficaci
nell’ambito di organizzazioni private o pubbliche,
"risultano poco adattabili all’utilizzo nel mercato
residenziale a larga banda – dice Calabrò -, poiché in contrasto
con la normativa a tutela della privacy, il diritto di accesso a
Internet e il principio di neutralità della rete". Lo studio
individua invece tre possibili azioni preventive: indirizzo alle
autorità, da parte degli Isp, dei dati sul traffico, anonimi e
aggregati, per stimare il fenomeno; rendere l’autorità parte
attiva nella rimozione degli illeciti e nel monitoraggio costante
della rete; istituzione di un tavolo di dialogo con tutte le parti
coinvolte, presso l’Agcom e presieduto da quest’ultima.

Un'alternativa legale alla pirateria viene lanciata da Irene
Pivetti, presidente dell'associazione Iptv, ricordando che
"gli operatori dell'Iptv stanno già stanno già
investendo complessivamente ogni anno tra i 25 e i 30 milioni di
euro per offrire un'alternativa legale alla pirateria e
continueranno a farlo nonostante le ancora esigue entrate di questo
servizio. Costruire offerte complete e veramente alternative al
file-sharing è reso difficile proprio dai detentori dei diritti
che tendono ancora a privilegiare le piattaforme
tradizionali''.

 

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