Calabrò: “Senza frequenze la rete mobile rischia il collasso”

Bernabè non ci sta: “Nessun rischio”. Ma il presidente dell’Agcom, che stamattina ha presentato la Relazione annuale, annuncia: “Presto all’asta 300 Mhz”. Intanto l’Udc chiede al governo di riferire in Parlamento sulle condizioni del network

Pubblicato il 06 Lug 2010

“L’Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della
banda larga mobile. Ma se non interveniamo rapidamente, con il
tasso attuale di diffusione degli smartphones, la nostra rete
mobile rischia il collasso”. L’allarme porta la firma del
presidente dell’Agcom Corrado Calabrò
(scarica qui l'intervento) che stamattina a Roma ha
presentato la Relazione
annuale dell’Authority.

“L’Agcom, con vivo apprezzamento della commissaria Kroes, sta
portando avanti, in Europa e in Italia, una politica finalizzata
alla liberazione in tempi brevi delle frequenze radio. Contiamo di
rendere disponibili circa 300 Mhz da mettere
all’asta
per la larga banda”, annuncia il presidente
ricordando l’approvazione, il mese scorso, del piano delle
frequenze. “Non ci credeva nessuno. È la prima volta che un
piano delle frequenze che abbia un’effettiva probabilità di
attuazione viene adottato in Italia: permette risorse per le TV
nazionali (con 5 nuovi multiplex a gara), per l’alta definizione,
per le TV locali (con almeno 13 mux, che corrispondono a 65
programmi locali per ogni Regione), per la radio, e consente di
liberare 9 canali Tv da destinare alla larga banda wireless, come
chiede la Commissione europea.

"Bisogna muoversi in parallelo per sviluppare le reti di nuova
generazione basate sulla diffusione della fibra ottica per le
infrastrutture fisse e sulla disponibilità di nuove frequenze per
la banda ultra larga mobile", è la tesi di Stefano
Pileri
presidente di Confindustria Servizi
Innovativi e Tecnologici
.

Sul rischio di collasso della rete mobile è arrivata immediata la
replica del numero uno di Telecom Italia Franco
Bernabè
: "Non c'è un rischio 'collasso'
per la rete mobile a causa dell'ampia diffusione degli
smartphones. Telecom, come gli altri operatori, sta facendo grossi
investimenti per la connessione in fibra ottica delle stazioni
radio base per aumentarne la potenza e la capacita''.

Da parte sua il numero uno di Vodafone Italia Paolo
Bertoluzzo
aggiunge "che le tariffe flat, illimitate
per quantità di traffico, non sono sostenibili e ne pagano le
conseguenze i clienti". "Per aumentare la capacità di
banda Vodafone Italia sta investendo sulla fibra e sono stati
attivati tutta una serie di strumenti di controllo per limitare la
quantità di banda in caso di uso eccessivo in certi orari in modo
da garantire una giusta qualità a tutti i clienti". Sul tema
broadband Bertoluzzo aggiunge che "per il passaggio alle Ngn
è fondamentale unire le forze, facendolo subito e senza
duplicazione degli sforzi". 

Gli fa eco il numero uno di Wind Luigi Gubitosi:
“Siamo pronti a partire non appena Governo e Agcom ci metteranno
in condizione di farlo. Il progetto Ngn degli operatori
alternativi, precisa, è solido e immediatamente finanziabile,
manca solo il contesto normativo. Bene il Governo a promuovere il
tavolo, ora, continua Gubitosi, l’Agcom faccia la sua parte
spingendo maggiormente sulla fibra ottica".

Ma Roberto Rao, capogruppo dell'Udc in
commissione di Vigilanza Rai, ha chiesto al governo di riferire in
Parlamento: "'L'allarme lanciato dal presidente
dell'Agcom Calabrò sul possibile collasso della rete mobile
per la diffusione degli smartphones, è allarmante e impensabile
per un grande paese come l'Italia. Su una questione di questa
importanza il governo riferisca urgentemente in Parlamento. Sul
nostro paese pesa un grave ritardo nella realizzazione delle
infrastrutture, che mette in difficoltà lo sviluppo
dell'economia e scoraggia gli investitori stranieri. Nella
diffusione della banda larga, su cui si gioca il futuro
dell'economia, siamo addirittura al 17° posto nell'Ue. Il
governo, se vuole far ripartire il paese metta da parte gli spot e
consenta alle nostre imprese di competere sullo scenario
internazionale in condizioni di parita''.

GLI ALTRI TEMI DELLA RELAZIONE AGCOM

Tornando alla Relazione 2010 dell'Agcom il settore
delle Tlc
“che ha sostanzialmente tenuto”, puntualizza
Calabrò “nonostante il 2009 sia stato un annus
horribilis”.

In Italia tutti i principali operatori hanno chiuso i loro
bilanci in attivo “malgrado la pressione
competitiva garantita dalle nostre regole abbia portato
all’ulteriore diminuzione dei prezzi”, aggiunge il
presidente.

Continua l’espansione dei volumi anche se i ricavi totali del
settore, pari a quasi 44 miliardi di euro, sono diminuiti del 3,3%
rispetto al 2008. Resta invariato il peso delle Tlc sul Pil,
quantificabile attorno al 3%. E le Tlc hanno rappresentato
l’unico servizio con una dinamica marcatamente
anti-inflattiva.

“Nel comparto della telefonia mobile abbiamo uno
dei mercati più competitivi del mondo. Dal 2002 a fine marzo 2010
più di 24 milioni di utenti hanno cambiato gestore. Ciò non
toglie – puntualizza Calabrò – che i costi di terminazione
debbano essere rivisti alla luce della Raccomandazione europea”.
“Inoltre la discesa delle chiamate fisso mobile
per l’utenza non riflette appieno la discesa dei prezzi
all’ingrosso. Se il mercato non dovesse funzionare
interverremo”, annuncia.

Calabrò parla anche degli altissimi costi della navigazione
internet in roaming: “Insisteremo presso la UE per
l’abbattimento di questi costi”.

Sul fronte banda larga, Calabrò annuncia che da ottobre sarà
possibile scaricare un software sviluppato da Agcom per misurarne
la qualità. “I cittadini non conoscono la qualità della propria
connessione”. E non poteva mancare all’appello il tema
Ngn: “Ancora una volta noi abbiamo prefigurato
prima degli altri la realtà in divenire, ma poi questa ha
sorpassato la nostra capacità realizzatrice”, sottolinea
rammaricato il presidente di Agcom.

“La rete attuale presenta ormai molteplici situazioni di
saturazione sia per la rete fissa che per quella
mobile
. Il futuro presuppone l’ultra banda, le reti di
nuova generazione in fibra ottica con capacità di trasmissione
sopra i 50 Mbit/s”.

“Ci vuole sia pure, se del caso, integrativamente –
un’iniziativa complessiva, un progetto Italia per una
fiber Nation
, che eviti costose duplicazioni delle
infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità
di cui ha bisogno”.

L'Italia è sotto la media UE per diffusione della banda larga
(-20,6% della popolazione contro una media EU27 di 24,8%); siamo
sotto la media anche per il numero di famiglie connesse a internet
(-53% contro una media europea del 65%), oltre che per la
diffusione degli acquisti on-line e per il contributo dell'Ict
al Pil (3,9% contro una media del 5%) “Il nostro Paese è il
fanalino di coda nel commercio e nei servizi elettronici. Le nostre
imprese vendono poco sul web; la quota di esportazioni legate
all’Ict è pari al 2,2% e relega l’Italia al penultimo posto in
Europa", sottolinea Calabrò.

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