LA CRISI

Call center Acea, a rischio 420 addetti E-Care

Il bando dell’azienda romana per la riassegnazione del servizio di customer care “è al massimo ribasso e non salvaguarda i posti di lavoro”, dicono i dipendenti. L’appello dei sindacati: “Il sindaco Marino chieda alla società la clausola di continuità occupazionale”

Pubblicato il 26 Set 2014

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Altri lavoratoti a rischio nel settire dei call center. Insieme a 262 lavoratori palermitani del call center di Accenture, a rischiare il posto, dal 30 settembre, sono anche i 420 dipendenti di E-care di Roma, la società che dal 2007 gestisce il call center di Acea Energia.

“A causare la grave crisi occupazionale – spiegano i dipendenti – il bando di gara pubblicato dalla stessa Acea per la riassegnazione del servizio, scritto senza clausole di salvaguardia sociale né vincoli territoriali, e puntando, come uno criterio di aggiudicazione, al massimo ribasso. In questo modo il bando calpesta i diritti dei lavoratori e quelli dei clienti”.

I lavorano chiedono dunque che il bando venga bloccato e riscritto, inserendo le opportune garanzie. “Chiediamo al Sindaco di Roma Ignazio Marino – aggiungono – alla sua Giunta e a tutti i Consiglieri di Roma Capitale di venire ad ascoltare le nostre ragioni. E’ gravissimo che un’azienda municipalizzata pubblichi un bando in totale violazione dei nostri diritti”.

Appena due giorni l’assemblea capitolina ha votato una mozione per fermare il bando, ma oggi i dipendenti hanno comunque voluto far sentire la propria voce. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha chiesto ufficialmente chiarimenti ad Acea.

A questo proposito la Slc Cgil chiede al primo cittadino di richiedere all’azienda la clausola di continuità occupazionale. “Apprendiamo che il sindaco di Roma Ignazio Marino ha chiesto approfondimenti a chi ha predisposto il bando di gara per il call center Acea per verificare che non esistano in questo bando ”meccanismi di gara che possano far perdere posti di lavoro a persone della nostra città”, dice Riccardo Saccone di Slc Cgil nazionale.

“Basterebbe chiedere ad Acea di introdurre nel bando la clausola di salvaguardia occupazionale che vincoli i nuovi assegnatari ad assumere i lavoratori oggi impegnati sulla commessa.- sottolinea il sindacalista – Una soluzione poco fantasiosa, forse, ma molto efficace se Marino vuole veramente evitare che 400 persone perdano il lavoro e se vuole avvicinare la città che amministra a quell’Europa dove, a partire da quella Spagna che spesso viene spesso presa come modello di mercato del lavoro flessibile e moderno, esistono specifiche tutele sui cambi di appalto a garanzia dell’occupazione.”

“Occorre che la politica a tutti i livelli – conclude Saccone – a cominciare dal Viceministro allo Sviluppo Economico dal quale attendiamo ancora la convocazione del tavolo di crisi sui call center, la smetta una buona volta di prendere atto del problema, di solidarizzare con i lavoratori coinvolti promettendo verifiche approfondite per capire un problema la cui soluzione non la vede solo chi non vuole vederla. Ci aspettiamo che la verifica del Sindaco Marino arrivi comunque alla soluzione che sommessamente abbiamo suggerito, altrimenti saremmo di fronte all’ennesima vuota professione di solidarietà fine a se stessa, all’ennesima inutile promessa di intervento e ad un ulteriore dramma occupazionale”.

Nei mesi scorsi la Ugl Telecomunicazioni aveva promosso un’interrogazione parlamentare proprio sul caso Acea: l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici aveva praticamente certificato con una risposta ad un interpello sulla gara di appalto Acea che delocalizzare il lavoro in un paese estero dell’unione Europea è pienamente legittimo se rispondente allo scopo di ridurre il costo del lavoro”. “Purtroppo questa è l’ennesima situazione in cui il settore dei call center paga lo scotto di una scarsa tutela che rischia di far implodere l’intero settore – evidenzia dichiara Luigi Le Pera della segreteria nazionale dell’Ugl Telecomunicazioni – Le gare al massimo ribasso e la delocalizzazione stanno erodendo il settore dei call center nella quasi completa indifferenza della politica nazionale. L’inerzia della classe politica è evidentemente funzionale a quel disegno strategico che vede nello smantellamento dello stato sociale e nell’abbattimento delle tutele del lavoro un passo fondamentale per l’indebolimento a l’assoggettamento del Paese ai poteri forti antinazionali”.

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