Una norma che blocca l’innovazione e mette a rischio lo sviluppo dell’occupazione e gli investimenti. Asstel boccia senza appello l’emendamento che introduce la clausola di salvaguardia nei call center in outsourcing – se cambia l’azienda che eroga le attività di customer care i lavoratori restano al loro posto – approvata dalla Cemare e inserita nel ddl sugli appati pubblici
“Assotelecomunicazioni-Asstel è contraria all’emendamento approvato in Commissione Ambiente alla Camera sulla gestione dell’occupazione nel caso di cambi di appalto nei call center perché ingessa il mercato impedendo la competizione tra imprese basata sulla qualità, non tutela lo sviluppo dell’occupazione nel nostro Paese, né incentiva la crescita professionale dei lavoratori – spiega la presidente di Asstel, Dina Ravera – L’emendamento, inoltre, va in controtendenza rispetto alla necessità di creare le condizioni normative per rendere competitivo investire in Italia, direzione nella quale si sono mossi alcuni provvedimenti del Governo quali ad esempio la riduzione del carico Irap”.
“Introdurre nel nostro sistema – precisa Ravera – un meccanismo di tal fatta al cambio di appalto, che è il risultato di un’azione concorrenziale, è una grave forzatura, che annulla l’autonomia gestionale delle aziende che intendano partecipare alle gare. Invece di tutelare l’occupazione, in questo modo vi è il rischio concreto di creare esuberi nell’impresa che acquisisce la commessa e di frenare gli investimenti in formazione e in tecnologia da parte delle imprese di call center. Va da sé che la trasposizione di una normativa rigida di tal genere al settore dinamico e innovativo dell’assistenza per i servizi digitali possa essere fonte di distorsioni del mercato e vada considerato quanto meno discutibile”.
“Desta stupore – conclude il presidente di Asstel – che l’approvazione dell’emendamento sia avvenuta mentre sono in corso i lavori del tavolo nazionale sul settore dei call center presso il Mise, dove è stata da poco preannunciata una nuova convocazione nelle prossime settimane per discutere di nuove proposte da parte del ministero. Alle Commissioni parlamentari e all’Aula chiediamo di valutare come un tema di così grande rilevanza per l’economia digitale e per il connesso mercato dei lavoro non possa essere trattato estemporaneamente inserendolo in un disegno di legge delega che riguarda la disciplina degli appalti pubblici. Nell’auspicare, quindi, che la questione venga riportata nell’alveo naturale del piano del Governo “Crescita digitale”, le imprese associate ad Asstel rinnovano il proprio impegno a investire nel settore dei call center per qualificare i servizi e l’occupazione, a condizione che permangano condizioni di flessibilità organizzativa che ne consentano l’evoluzione continua e il progressivo innalzamento dei livelli di qualità”.
Nell’emendamento viene per la prima volta dichiarato il principio che “in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, salvaguardando i trattamenti economici e normativi previsti”; inoltre viene dato mandato al ministero del Lavoro di definire i criteri generali di attuazione, in assenza di disciplina collettiva, mentre ci sarà l’obbligo delle stazioni appaltanti sia pubbliche che private di dare comunicazione della stipula di nuovi contratti ai sindacati.
Slc, Fistel e Uilcom plaudono alle nuove norme che saranno valido strumento per arginare la precarietà. Ma insistono: “E’ ora di intervenire sulla crisi del settore”.
Il 12 e 13 ottobre prossimi Fistel, Uilcom e Ugl organizzano un presidio davanti Montecitorio a difesa dell’emendamento. “Purtroppo come avevamo già anticipato le varie lobby si stanno organizzando per cancellare o parzialmente modificare l’emendamento approvato in commissione lavori pubblici; i vari gruppi di potere ritengono l’emendamento ostativo del libero mercato, della concorrenza e della competitività e stanno esercitando tutte le pressioni possibili sul Parlamento – spiegano i sindacati – Per respingere il lobbismo di potere, scriviamo ai capigruppo di Camera e Senato per chiedere un incontro al fine di sensibilizzarli sull’urgenza e sulla necessità che il provvedimento venga approvato così come recita l’emendamento 7 bis, che garantisce la continuità occupazionale”.