Tra le richieste avanzate nell’ultimo tavolo sul settore dei call center lo scorso c’è un modifica di legge che estenda le norme sul “ramo d’azienda” per le imprese vincitrici che subentrano nelle varie gare. Lo ha reso noto il vice ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti in audizione alla commissione Lavoro della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui call center. “Un tema rilevante, su cui stiamo lavorando, ma non ha una soluzione semplice perché deve contemperare esigenze diverse”, ha sottolineato De Vincenti, secondo cui il meccanismo che obbliga chi subentra ad assumere i lavoratori della precedente impresa “può ridurre gli spazi di competitività delle aziende”. In questo senso è necessario quindi tener conto “della tutela dei lavoratori ma anche della contendibilità dei servizi sul mercato e della salvaguardia dell’autonomia gestionale dell’impresa che concorre per la gestione del servizio”.
Nell’introdurre la cosiddetta “clausola sociale”, ribadisce il vice ministro, “vanno contemperate queste due esigenze”, occorre insomma “trovare soluzioni compatibili con la dinamica concorrenziale”. Sulla richiesta di riduzione dell’Irap per le aziende del settore, invece, “è difficile pensare che un abbattimento significativo consenta un aumento della redditività di queste imprese”, ha evidenziato il vice ministro, anche perché, “dobbiamo immaginare che sarebbe riassorbito dalla gara al ribasso e quindi sarebbe traslato al committente»”
Gare al ribasso, ha ricordato l’esponente del governo, che costituiscono uno dei problemi principali del settore e sui cui è necessaria “un’attenta revisione della normativa”, anche se in ogni caso le istituzioni pubbliche dovrebbero comunque porre attenzione a non cedere alla “tentazione” di indire gare d’appalto al massimo ribasso preferendo il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Rispetto agli incentivi previsti dalle varie Regioni, poi, De Vincenti ha sottolineato che in questo momento “assistiamo a normative regionali differenziate che creano concorrenza sleale e improvvisi flussi di distribuzione dell’occupazione tra le regioni, spostamenti negativi sul piano sociale ma anche della stabilizzazione di un’impresa, della sua capacità di guardare al lungo periodo”. Per questo “l’omogeneizzazione degli incentivi regionali è un problema chiave” che va affrontato. De Vincenti ha ribadito inoltre l’impegno assunto al tavolo dal governo di rimettere in piedi “rapidamente” l’Osservatorio nazionale sui call center, “che potrà essere un’occasione importante per acquisire dati per omogeneizzare normative regionali” e per “cercare di riordinare la disciplina del settore”. Infine sul tema della delocalizzazione, per il vice ministro, “deve trovare una soluzione in ambito comunitario” e in quel contesto “ci impegniamo a sollevarlo”.
Per quanto riguarda il numero dei call center, De Vincenti ha reso noto che sono “almeno 80 mila”. Il dato però è “sottostimato perché non considera i servizi al cliente delle aziende che non esternalizzano questo tipo di prestazione.
Per Cesare Damiano (Pd), presidente della commissione, l’audizione ha fornito alcune importanti indicazioni,”prima fra tutte quella della necessità di una profonda revisione della normativa sugli appalti al massimo ribasso”. “Questo meccanismo, che favorisce l’utilizzo di lavoratori al nero o comunque l’aggiramento delle paghe contrattuali – ha detto Damiano – andrebbe superato e sostituito con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il buon esempio, come ha giustamente affermato De Vincenti, dovrebbe partire dalle gare indette dagli enti pubblici”. Damiano ha apprezzato, infine, l’annunciato ripristino dell’Osservatorio sui call center per il rispetto delle regole e sulle delocalizzazioni.
Lo scorso 8 luglio era stata la volta dei sindacati ad essere auditi in commissione Lavoro della Camera. Slc, Fistel e Uilcom avevano chiesto alle istituzioni di intervenire subito per affrontare la crisi del settore “Abbiamo ribadito l’urgenza di intervenire normativamente sulla disciplina degli appalti se si vuole evitare che, ormai a breve, l’intero settore conosca una ulteriore recrudescenza di gravi crisi occupazionali – dice Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil – Gare al massimo ribasso, delocalizzazioni, senza una norma coerente con quanto fatto in Europa aprono al concreto rischio di vanificare quanto fatto nel settore dal 2007. Bisogna intervenire al più presto sull’equiparazione tra i cambi di appalto e le cessioni di aziende o rami di azienda. Solo così il lavoro ed i lavoratori torneranno ad essere non più una semplice voce di costo ma una variabile imprescindibile. In caso contrario sono a forte rischio varie migliaia posti di lavoro stabili.”