Fastweb mantiene il customer care a Taranto. La compagnia, dopo aver comunicato l’interruzione del rapporto contrattuale con l’agenzia che aveva affidato illegittimamente a terzi le attività, rende noto che “intende proseguire le attività intraprese nell’area di Taranto con nuove agenzie”.
Soddisfazione da parte della Slc Cgil. “Ora però occorre dare concretezza a quest’impegno – avverte Riccardo Saccone della Slc nazionale – Fastweb indichi un nuovo soggetto che, nel rispetto del contratto di settore e della legge, offra opportunità lavorative a partire da quei lavoratori impegnati con il precedente fornitore.”
“In giornate nelle quali il settore dei call center è scosso dalle crisi occupazionali di Almaviva Contact e del Gruppo Gepin, la vicenda tarantina assume un significato positivo che non possiamo e non vogliamo sottovalutare – conclude il sindacalista – Ora ci aspettiamo l’ultimo passaggio, ovvero l’individuazione del nuovo soggetto e l’inizio di una nuova esperienza lavorativa che, questo sarà il nostro impegno, dovrà essere improntata al più rigoroso rispetto delle regole.”
Nei giorni scorsi Fastweb aveva stoppato le attività nel call center di Taranto, finito sotto i riflettori per pagare i suoi addetti 1 euro l’ora. “Fastweb – spiegava una nota della compagnia – ha avviato una attività di indagine per verificare se il call center lavorasse effettivamente utilizzando il nome Fastweb e a che titolo. Dalle nostre verifiche è risultato che il call center in questione non ha alcun contratto o mandato con Fastweb, ma opera come subagente non autorizzato per incarico di una nostra agenzia. Fastweb, pur non essendo a conoscenza dei fatti di merito, ha deciso di interrompere immediatamente ogni tipo di contratto con l’agente che ha affidato i lavori senza autorizzazione”. La Slc Cgil aveva chiesto alla compagnia guidata da Alberto Calcagno di impegnarsi a mantenere le attività in Puglia.
Alcuni quotidiani nazionali avevano riportato la testimonianza di una lavoratrice del call center pugliese raccolta dalla Slc Cgil. “Ci pagavano un euro per ogni ora di lavoro eppure quel call center operava per conto di un’impresa nazionale come Fastweb – raccontava la donna – È stato umiliante e alla fine ho trovato il coraggio di andare via”. Le indagini di Fastweb erano scattate subito dopo la pubblicazione di questa testimonianza.