LA MOBILITAZIONE

Call center, i sindacati: “Servono interventi urgenti”

I lavoratori del settore in Piazza Montecitorio chiedono di incontrare le Commissioni Attività Produttive e Finanze: “A rischio migliaia di addetti. Ripartire dall’emendamento Lulli-Vico al dl Sviluppo”

Pubblicato il 17 Lug 2012

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Sollecitare interventi urgenti per il settore dei call center in crisi. Lo chiedono i lavoratori del settore che oggi si sono radunati in Piazza Montecitorio, chiedendo – spiega un nota congiunta di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Telecomunicazioni – “un incontro urgente al Presidente e membri della X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo” e della VI Commissione Finanze”.

“L’eccezionale momento di crisi economica e il sempre maggiore ricorso alla delocalizzazione all’estero di quote sempre maggiori di lavoro stanno mettendo decine di realtà produttive presenti nel Paese in una situazione ogni giorno più complicata – sottolineano i sindacati – Quello dei call center è un pezzo della filiera delle Telecomunicazioni che, in questi anni molto difficili per l’economia italiana, ha portato occupazione stabile per decine di miglia di donne e uomini, spesso molto giovani e, ancora più spesso, in aree particolarmente svantaggiate sotto il profilo economico. Oggi tutto questo rischia di crollare, aprendo un problema sociale prima che sindacale”.

In questo senso – secondo le organizzazioni – l’emendamento all’art. 52 del Decreto Sviluppo a firma degli onorevoli Vico e Lulli “rappresenta un’imprescindibile proposta dalla quale poter partire per provare a ridare regole più chiare a questo settore”.

La proposta dei due parlamentari Pd prevede, in sostanza, che i cittadini abbiano diritto di conoscere in quale Paese, ovvero sotto quale giurisdizione e con quali garanzie, vengono trattati i suoi dati sensibili e, conseguentemente, può decidere dove farli trattare.

Si propone inoltre che le imprese che delocalizzano attività all’estero devono darne notizia ufficiale al ministero del Lavoro ed al Garante della Privacy. Infine le società che si spostano all’ estero, infine, non potranno accedere agli sgravi previsti da leggi come la 407 del 1990.

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