LA CRISI

Call center, Istat al “massimo ribasso”. Sindacati sul piede di guerra

Il sindacato denuncia eccessivi ribassi sulla base d’asta: 45%. “Difficilmente si potrà coprirà il costo del lavoro contrattuale. A rischio i diritti dei dipendenti e la qualità del servizio”

Pubblicato il 17 Lug 2015

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Istat assegna una commessa di call center con un ribasso al 45%. La denuncia arriva dalla Slc Cgil. “Mentre il Governo prova ad affrontare con le grandi committenze il tema delle tariffe per i servizi di assistenza clientela, l’ennesimo ente pubblico, l’Istat, ha assegnato la commessa del proprio customer care con ribassi del 45% sulla base d’asta, quindi con una tariffa che difficilmente potrà coprire il costo del lavoro contrattuale”, dice Riccardo Saccone della Slc Cgil nazionale.

“Anche in questo caso, come già accaduto per altre commesse pubbliche, a poco è servito mettere nel punteggio complessivo dell’offerta le questioni di carattere tecnico-organizzative – spiega il sindacalista- Infatti anche questa volta la società risultata vincitrice nel punteggio tecnico, Almaviva, non è stata capace di reggere un’offerta economica che ha abbassato del 45% la base d’asta.”

“Quotidianamente le organizzazioni sindacali sono impegnate in vertenze, ogni giorno più complicate a dai risvolti sempre più drammatici, che vedono aziende serie soccombere sotto il peso dell’assenza di regole certe – evidenzia Saccone – Ormai è chiaro che il tema delle tariffe sia un elemento non più eludibileperché con questi ribassi ci piacerebbe davvero capire come si possa coniugare il rispetto dei Contratti Nazionali di lavoro, la qualità e la sostenibilità complessiva del sistema”.

Per la Slc “occorre agire ed affrettare i tempi del confronto in sede governativa sui call center e sulle regole perché, di questo passo, rischiamo di vedere le maggiori aziende del settore irrimediabilmente indebolite da questo stato di cose non più tollerabile. Alla fine non ci resterà che organizzare un ultimo, triste, convegno su cosa si sarebbe potuto fare e non s’è fatto per salvare 80.000 posti di lavoro”.

Una preoccupazione, quella delle gare vinte al massimo ribasso, che accomuna sindacati e associazioni di categoria. Nei giorni scorsi il numero uno di Teleperformace Italia, Lucio Apollonj Ghetti, nel suo intervento su CorCom aveva evidenziato come la gare al massimo ribasso stiano ammazzando il settore.

“Il vero problema non è il costo ma i prezzi ai quali è possibile aggiudicarsi le gare che, vuoi per un problema di eccesso di offerta, di sgravi ribaltati sui committenti o di non rispetto delle regole, sono attualmente insufficienti per permettere alle aziende di call centre di essere profittevoli”, scrive Apollonj Ghetti dicendosi d’accodo col sindacato Tlc che “la soluzione di tutte le vertenze del settore non può passare dalla riduzione dei costi, e quindi dei compensi dei nostri dipendenti, già di per sé bassi. Bisogna intervenire molto rapidamente per far sì che il prezzo responsabile, individuato da Assocontact, diventi il minimo nel nostro mercato, per fare in modo che le aziende del settore si battano sulla qualità del servizio e non sui prezzi”.

Il mese scorso i sindacati e Assocontact hanno inviato una lettera al governo evidenziando come le norme inserite nella legge di stabilità sugli sgravi alle assunzioni stiano distorcendo la concorrenza nel settore e chiedendo un incontro urgente.

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