Parte oggi il primo round negoziale tra Almaviva e i sindacati per trovare una soluzione allo stop ai contratti di solidarietà deciso dall’Inps a seguito della riclassficazione dell’azienda dal settore Industria ai Servizi. Alla luce di questa variazione, non sussiste più il diritto al contratto di solidarietà.
A rischiare grosso soprattutto i 3400 delle sedi di Palermo, Catania e Roma. Dai primi calcoli circolati all’interno delle organizzazioni sindacali la decisione dell’Inps andrebbe a pesare, in termini di aggravio sui costi, per circa 3 milioni di euro al mese. All’interno di questa cifra ci sarebbero 300mila euro relativi alla “decontribuzione” da considerare comunque persi. L’azione di azienda e sindacati dovrebbe invece essere ora finalizzata a capire come poter recuperare i 2,5-2,7 milioni rimanenti.
Almaviva ha firmato con i sindacati un accordo quadro sulla solidarietà per 8500 dipendenti. I contratti sono stati applicati laddove si è riscontrato un calo nei volumi di attività (Roma e sedi siciliane appunto) e non dove le attività sono rimaste stabili se non addirittura crescita. Come spiega Fabrizio Micarelli, segretario regionale della Slc Cgil Roma e Lazio, “a Napoli, ad esempio, la solidarietà non si è applicata perché i volumi non hanno subito variazioni al ribasso e, anzi, si fanno addirittura gli straordinari”.
Ma quali sono le soluzioni sul tavolo? “Miriamo – dice Micarelli a CorCom – a trovare un’intesa sulla solidarietà in deroga partendo dall’accordo firmato in precedenza. Ci aspettiamo ovviamente anche una mossa del governo per frenare la precarizzazione e i licenziamento che continuano a indebolire il settore”.