Slitta ancora alla Camera la votazione sul ddl Appalti che introduce la clasuola sociale per i lavoratori dei call center in outsourcing. Il testo, che doveva avere il via libera martedì 10, sarà invece discusso in Aula a partire da martedì 17 novembre, con votazione prevista entro il 19. All’esame sarà sottoposto l’emendamento – primi firmatari i deputati Pd Cesare Damiano e Luisa Albanella – che stabilisce che, in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continuerà alle condizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro.
“In caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro continua con l’appaltatore subentrante, salvaguardando i trattamenti economici e normativi previsti dai contratti collettivi nazionali, territoriali ed aziendali vigenti alla data del trasferimento – si legge nell’emendamento – In assenza di disciplina collettiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con proprio decreto, adottato sentite le organizzazioni datoriali e sindacali, definisce i criteri generali per l’attuazione del presente comma. Le amministrazioni pubbliche e le imprese pubbliche o private che intendono stipulare un contratto d’appalto per servizi di call center devono darne comunicazione preventiva alle rappresentanze sindacali aziendali e alle strutture territoriali delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale”.
Si tratta di una modifica rispetto alla versione originaria dell’emendamento al ddl Appalti, uscito dalla commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici di Montecitorio. L’emendamento originario prevedeva, infatti, che in caso di cambio di appalto il rapporto di lavoro continuasse “con l’appaltatore subentrante, salvaguardando i trattamenti economici e normativi previsti”.
La clausola sociale è stata, nelle scorse settimane, motivo di scontro tra associazioni datoriali e sindacati. Mentre Cgil, Cisl e Uil la considerano una norma di civiltà e strumento di lotta al precariato, per Asstel è un provvedimento che mette a rischio gli investimenti.
“Così si ingessa la concorrenza e non si tutela l’occupazione. Le imprese hanno bisogno di maggiore flessibilità”, avvisava la presidente Dina Ravera.
A favore della clausola invece Assocontact. “ Si tratta – diceva l’associazione che riunisce le aziende di contact center – di un inizio positivo, anche se bisognerebbe affrontare con maggior efficacia temi come quello delle clausole sociali e delle gare al massimo ribasso, così come verificare un’ipotesi di defiscalizzazione che sostituisca la decontribuzione”.