Il compito di determinare gli importi del canone per l’uso delle frequenze televisive sarà del ministero per lo Sviluppo economico, e non più di Agcom. Lo prevede una bozza in circolazione nelle ultime ore del decreto comunicazioni, per il quale è atteso il via libera la prossima settimana. Il canone verrà determinato calcolando quanti sono i mux detenuti dagli operatori, e applicando uno “sconto” a chi deciderà di cedere capacità trasmissiva ad altri soggetti.
Il contributo degli operatori sarà determinato “come percentuale del valore di mercato delle frequenze esercite dagli operatori di rete” e varierà a seconda del numero di frequenze digitali (mux) detenute e in base al fatto che siano o meno integrati verticalmente (come nel caso di Rai e Mediaset). Così, se da un lato il contributo “dovrà crescere” all’aumentare del numero delle frequenze in possesso dell’operatore, dall’altro lato, sempre secondo la bozza “uno sconto crescente sarà applicato al valore del contributo” ove gli operatori di rete cedano capacità tramissiva a soggetti terzi, fornitori indipendenti di contenuti.
L’obiettivo, secondo la bozza del decreto che oltre a fissare misure per lo sviluppo della banda ultralarga contiene una serie di norme anche sull’emittenza locale, è “pro-concorrenziale oltre che nel mercato rilevante delle frequenze, anche in quello a valle dell’offerta di contenuti (e della raccolta pubblicitaria)”. La proposta rappresenta nel complesso “anche una risposta necessaria alla procedura di infrazione comunitaria”, si legge nella bozza del dl.
Nel testo viene spiegato inoltre come la proposta “intende superare le criticità del metodo di calcolo proposto dall’Agcom” che indicava i criteri a cui il Mise si doveva attenere. Questo, individuando “un metodo che, coerentemente con le osservazioni espresse dalla Commissione Europea con lettera del 18 luglio 2014, porti alla definizione di contributi ‘..obiettivamente giustificati, trasparenti, non discriminatori e proporzionati allo scopo perseguito,
tenendo conto degli obiettivi dell’art. 8 della direttiva quadro” come “la garanzia di una gestione efficiente delle radiofrequenze e dell’assenza di distorsioni o restrizioni della concorrenza”.
Ad agosto Agcom aveva predisposto una delibera per il pagamento del canone poi sospesa dopo l’annuncio di modifiche normative da parte del Governo, al centro di polemiche perché avrebbe comportato un “maxi sconto” per Rai e Mediaset.