TELEVISIONE

Canone Rai e Tv locali, accelerazione sulla riforma

La prossima settimana incontro fra il sottosegretario Giacomelli e Luca Lotti sulle linee guida del provvedimento. Si punta all’approvazione in Cdm entro ottobre. Canone in media più basso, commisurato ai consumi e senza possibilità di evasione. Cambiano le regole per i contributi alle emittenti locali

Pubblicato il 18 Set 2014

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Per la riforma del canone Rai e quella dei contributi alle Tv locali il ministero dello Sviluppo economico ha scelto di ricorrere a un decreto legge. Un “Decreto comunicazioni” che si propone di dare una soluzione a due delle questioni aperte più spinose e antiche del settore. E proprio per presentare l’idea alla presidenza del Consiglio è già stata fissata una riunione per la prossima settimana, in cui il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, discuterà nel merito del provvedimento con Luca Lotti, sottosegretario delegato dal premier Matteo Renzi all’editoria.

Se la strategia di Giacomelli riceverà la luce verde da Palazzo Chigi, le linee guida dovranno a quel punto essere messe nero su bianco in un provvedimento di legge, che poi dovrà approdare in tempi rapidi all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, per essere approvato entro la fine di ottobre, e convertito di conseguenza in legge entro la fine del 2014.

Un percorso a tappe forzate reso necessario dall’intenzione di voler riformare il canone Rai già dalla prossima scadenza di pagamento, e di voler intervenire sulle Tv locali entro la scadenza del piano frequenze di AgCom, fissata per il 31 dicembre.

Nel merito, i nuovi criteri per il pagamento del canone Rai, se approvati, potrebbero rappresentare un cambiamento epocale per la tassa più evasa in Italia. Il nuovo criterio proposto dal sottosegretario Giacomelli consentirà di calcolare il canone sulla base dei consumi e delle capacità di spesa dei singoli, con un meccanismo che azzererà completamente l’evasione.

Le nuove norme potrebbero avvantaggiare una vasta platea di persone, fra gli attuali “paganti”, che vedrebbero diminuire l’importo del canone, anche grazie al recupero dell’evasione stimata oggi in circa 600 milioni di euro l’anno.

Quanto alle Tv locali, il principio è quello di modificare le norme previste dall’Agcom, arrivando a contenere sensibilmente il numero delle emittenti costrette a chiudere a causa delle interferenze con l’estero, e consentendo una rimodulazione dello spettro che possa aiutare a ottenere un “dividendo digitale” utile a risolvere il problema che potrebbe causare la chiusura di 80 tv locali. Si tratterà di trovare gli strumenti legislativi e tecnici per individuare una soluzione, su cui è tra l’altro al lavoro un tavolo tra Mise, Agcom ed esperti del campo che suggerirà le possibili vie d’uscita.

Il principio su cui si il Governo si sta orientando in questo campo è quello di concedere incentivi a chi decide di “rottamare” una frequenza di cui è assegnatario e che non rende produttiva, e la separazione sempre più netta tra gli operatori di rete e gli editori. A poter beneficiare dei contributi saranno infatti sempre più le società editoriali, quelle cioè in grado di fare informazione e confezionare prodotti che danno lavoro, anche su scala locale. Un modo per dare ossigeno a un settore che sta registrando negli ultimi mesi una crisi profonda, con molte emittenti costrette su tutto il territorio nazionale a ridimensionare drasticamente i propri palinsesti e a licenziare personale.

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