Come cambia il mestiere delle telco. Un esempio è Vodafone Italia, che grazie all’evoluzione della tecnologia e in particolare alle opportunità legate a Internet, vede sempre più evolvere la propria strategia nel nostro Paese. Il primo passaggio è stato alcuni anni fa, con lo spostamento da carrier esclusivamente mobile alla strategia della convergenza fisso-mobile.
Ora che Vodafone in Italia è un partner di linea fissa altrettanto performante rispetto ai tradizionali servizi mobili, si aprono nuove sfide. In particolare tre: M2M, le comunicazioni machine-to-machine, che solo in Italia per Vodafone vedono 2,7 milioni di sim dati attive oltre alla recente acquisizione da parte di Vodafone Group dell’eccellenza italiana Cobra Automotive Technologies. Il segmento del M2M è la strada tecnologica per la Internet of Things, che proprio quest’anno secondo gli analisti dovrebbe accelerare sul mercato. Poi ci sono le smart city, un’area in cui Vodafone è a fianco di Comuni e amministrazioni pubbliche per realizzare servizi avanzati di gestione forza lavoro, gestione documentazione sostitutiva, e altre mille cose nate dagli accordi stilati con i singoli Comuni e con l’Anci. Infine il settore della sicurezza, un’area nella quale le telco non sono tradizionalmente percepite come attori significativi a fronte dei colossi specializzati, ma verso cui si sta rivolgendo sempre più l’interesse di Vodafone ed altre telco.
Per capire cosa vuol fare da grande Vodafone Italia, CorCom ha intervistato Alessandro Canzian, più che decennale esperienza nel settore tra l’Italia e l’estero, molti anni in Gran Bretagna e nel nostro Paese con BT, da pochi mesi direttore marketing corporate Italia, in sostituizione di Sabrina Baggioni passata a Vodafone Group.
Canzian, molto ricca la strategia dell’azienda. A Vodafone non bastava più fare “solo” la telco?
Fare solo la telco oggi non basta più. Le faccio un esempio: 15 anni fa quando gli operatori mobili sono entrati sulla scena italiana la più grande opportunità di mercato che tutti hanno perseguito allora era il settore consumer. Solo molto dopo è stato capito quasi per caso che se le aziende facevano semplicemente parlare i loro dipendenti in mobilità, il risultato poteva trasformare i processi operativi, aumentare la produttività, facilitare una più uniforme distribuzione delle persone sul territorio.
E 15 anni dopo cosa sta cambiando di nuovo per voi?
Siamo in un contesto post-pc e Byod, dove c’è una forte spinta al consumo di tecnologia consumer anche in azienda e le persone hanno una grande facilità a utilizzare strumenti di mobilità. Quindici anni fa una nuova installazione di un gestionale richiedeva un lungo processo di training per tutti i dipendenti, sezione per sezione, in parallelo all’entrata in produzione del sistema. Oggi si lancia una app e in 10 minuti tutta la popolazione aziendale può usarla, e addirittura offrire un feedback su come migliorarci.
Quali prospettive aprono le vostre nuove strategie?
Ci danno la possibilità di partecipare all’automazione dei processi aziendali in tre aree fondamentali. La prima è l’efficienza operativa che nasce facendo meglio comunicare le persone: è l’area più facile.
Poi cosa c’è?
L’ingaggio con il cliente sia in termine di customer service che di esperienza di vendita. Tutti i nostri clienti hanno come problema sul loro tavolo come mantenere il rapporto di fidelizzazione con i clienti. Oggi l’ingaggio avviene in modo più intimo con le app e soprattutto tramite tablet e telefono che si connettono sulle nostre reti.
L’ultima?
Anche questa sul tavolo di tutti, cioè individuare nuovi business. Internet of Things e M2M sono argomenti molto solidi per guidare i nostri clienti a fare cose nuove ed esplorare nuove modalità per aprire nuovi flussi di ricavi.
Torniamo a M2M e IoT. Come state giocando e giocherete la vostra partita?
Abbiamo capito che la tecnologia è pervasiva e non si può tenere ferma in un singolo paese. Quando Bmw mette una nostra sim su una sua macchina in fabbrica non può sapere in anticipo dove vorrà che vada quella macchina né se il proprietario vorrà un servizio X o Y solo per una geografia o più di una. Noi abbiamo costruito una piattaforma che utilizza le nostre reti e permette di usare la stessa sim ovunque. Tre anni fa sembrava fantascienza, ma oggi c’è chi vuole solo sim in roaming.
Per crescere nel settore avete acquistato Cobra.
Sì, si tratta di un’azienda italiana che ha un disegno strategico di alto livello. Ci permette di integrare tutti i livelli della tecnologia, cosa molto importante quando si apre un nuovo mercato se, come Vodafone, si vuole partecipare in modo incisivo alla catena del valore del business di mobile analytics e big data.
E per le smart city? Cosa vi distingue dai grandi integratori come Ibm, Sap e Oracle, da tempo su questa pista?
Abbiamo firmato un accordo con Anci, lavoriamo con alcuni Comuni a progetti pilota di grande interesse. Soprattutto abbiamo da un lato la conoscenza di logica industriale necessaria a una visione di medio periodo, come le aziende che citava, ma anche un rapporto con la comunità di sviluppatori locali, legati a un Comune specifico o a un particolare ufficio pubblico perché lo conoscono e ci lavorano da tempo. La PA può essere difficile se non la si conosce e noi lavoriamo con chi la conosce da una vita.
Infine il tema security. Qual è il vostro approccio?
Mentre parliamo Vodafone sta subendo attacchi e alcune persone in azienda stanno reagendo. Tutte le aziende subiscono costantemente attacchi. Noi interpretiamo la sicurezza informatica come una nostra funzionalità, che offriamo ai nostri clienti. E dato che oggi non si lavora più solo dall’ufficio, la protezione è per gli apparecchi terminali e per le connessioni durante la mobilità.
C’è chi paragona le telco a degli acquedotti in cui scorre l’acqua, sostenendo che questa deve essere potabile, cioè che sarete voi a fare in modo che sia potabile. Le piace come immagine del vostro futuro?
Molto. Già oggi cerchiamo di mettere all’interno della nostra offerta base sempre la componente di gestione degli apparecchi e vediamo che molti clienti ci stanno seguendo. Nel futuro di Vodafone e non solo ritengo che la security abbia un ruolo naturale per chi fornisce la connettività.