Cape Canaveral, tutto pronto per l’Endeavour

Domani alle 3.47 ora locale  (21.47 ora italiana) la navicella salirà per l’ultima volta sulla rampa di lancio. Made in Italy le tecnologie per lo spettrometro e per il laboratorio. Saggese (Asi): “Missione a forte impronta tricolore”

Pubblicato il 28 Apr 2011

A Cape Canaveral tutto è pronto per la partenza dell’Endeavour.
A meno di ostacoli metereologici o tecnici dell’ultimo momento
(le previsioni danno le probabilità al 70%), domani alle 15,47 ora
locale (21,47 in Italia) prenderà il via, con destinazione la
stazione spaziale internazionale (ISS), l’ultima missione di uno
shuttle – la Sts-134 – prima del definitivo pensionamento (anche se
si mormora di una possibile ulteriore missione). Per l’America in
crisi è il momento dell’orgoglio: lo stesso presidente Barak
Obama sarà presente al lancio. Insieme a Gabrielle Giffords, la
deputata democratica gravemente ferita in un attentato a Tucson lo
scorso gennaio e, scampata per miracolo alla morte, arrivata in
Florida per assistere all'ultimo lancio del marito astronauta
Mark Kelly. Simboli, storie personali, orgoglio di un’America che
cerca di ritrovare se stessa e una leadership mondiale che oggi
sente minacciata si fondono nell’ultimo appuntamento di una
avventura iniziata esattamente 30 anni fa.

Ma quella di domani sarà una pagina fortemente caratterizzata
anche dalla presenza dell’Italia spaziale. E non solo perché a
bordo dell’Endeavour ci sarà un astronauta italiano, Roberto
Vittori, alla sua terza missione con lo Shuttle, mentre ad
accoglierlo nella Iss vi sarà un altro italiano, Paolo Nespoli:
per la prima volta due italiani si ritroveranno insieme nello
spazio.
Quella che partirà domani sarà una missione “italiana” anche
dal punto di vista scientifico. Compito principale dello Shuttle
sarà infatti portare in orbita e agganciare alla Iss l’Ams
(Alpha Magnetic Spectometer), un rilevatore di particelle
progettato proprio per essere collocato nella Iss e che cercherà,
“setacciando” miliardi di raggi cosmici con i suoi rilevatori,
di scoprire l’esistenza di tipi di particelle elementari che non
si possono riprodurre nella terra con gli acceleratori.
Particelle che potrebbero rivelare l’esistenza di antistelle e
antigalassie, o darci qualche indizio in più sulla natura della
materia oscura che dovrebbe costituire circa un quarto
dell’intero Universo.
Nell’Ams, che nasce dalla collaborazione ultradecennale fra 16
Paesi, l’Italia ha un ruolo di primo piano con l’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare e l’Agenzia Spaziale Italiana e
l’Agenzia Spaziale Italiana. Uno sforzo testimoniato anche
dall’affidamento dell’incarico di vice-responsabile del
progetto Ams a Roberto Battiston, docente all’Università di
Perugia e presidente della commissione Infn di Fisica
Astroparticellare.

I ricercatori italiani si sono valsi del supporto di varie
industrie aerospaziali nazionali come Carlo Gavazzi Space, G&A
Engineering, Fbx-irst, Caen Aerospace, Euromec, RI-BA Composites,
Carso.
“La missione dello shuttle – rileva il presidente dell’Agenzia
Spaziale Italiana, Enrico Saggese – riveste un’importanza
particolare e per certi versi eccezionale per il ruolo
dell’Italia nell’attività spaziale. È una missione con una
forte impronta italiana sia per la presenza umana sia per il carico
scientifico.”
Sul piano scientifico, rileva ancora Saggese, “il ruolo
dell’Italia è evidente sia nell’esperimento Ams, che incorpora
il grande contributo di ASI e dell’Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare, sia nei sei payload scientifici interamente italiani che
saranno eseguiti direttamente dal Vittori. Con la missione STS-134
l’Italia si pone quindi come attore principale nel nuovo percorso
di attività scientifica della Stazione Spaziale da qui al 2020, un
ruolo di prestigio e con un grande valenza economica e scientifica
guadagnato grazie agli investimenti dedicati finora e a quelli
programmati per il prossimo decennio”.

L’Endeavour trasporta inoltre nella sua "cargo bay" uno
straordinario payload di esperimenti scientifici made in Italy,
frutto di una selezione che, per la prima volta nella storia del
programma di volo spaziale umano italiano, è stata effettuata
congiuntamente dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e
dall’Aeronautica Militare, in collaborazione con università
italiane e centri di ricerca nazionali. A dimostrazione della
capacità del sistema Paese di realizzare sinergie e convergenze
strategiche di eccellenza.
L’implementazione di questi esperimenti è stata costantemente
seguita da un team integrato ASI-AM che si è interfacciato con la
Nasa grazie al supporto dell’Altec (Advanced Logistic Technology
Engineering Center) di Torino per gli aspetti di ingegnerizzazione
delle proposte di sperimentazione.

“Gli assetti spaziali sono oggi considerati una indispensabile
infrastruttura nazionale, che concorre a garantire al Paese le
necessarie funzioni per assicurare la completa operatività delle
Forze Armate, con innegabile rilevanza duale (civile e militare)
poiché genera una grossa ricaduta per l’economia e la
produttività nazionale”, spiega il Capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica Militare, generale di squadra aerea Giuseppe
Bernardis.

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