"L’Italia ha bisogno di fibra. Se gli operatori sono incerti
sul di farsi, una domanda esplicita arriva dagli utenti consumer.
Una volta operatori e fornitori di apparati guardavano all’utenza
business per capire quali input inserire nelle loro strategie, oggi
la realtà di riferimento è quella consumer". Non ha dubbi
Maria Elena Cappello, la nuova, giovane e dinamica Ad di Nokia
Siemens Networks Italia sul cammino da intraprendere affinché
l'Italia possa dirsi realmente competitiva.
"L’avvento di prodotti come smartphone e tablet ha
modificato il paradigma e innescato una serie di variabili che noi
abbiamo prontamente trasferito nella visione sul mercato della
fibra. I consumatori non vogliono più solo connetività, ma
applicazioni, una mobilità di qualità e servizi”,
sottolinea.
“Le nuove regole – continua – ci impongono di essere smart
nel rispondere alla domanda del mercato che non vuole più solo
banda, ma vuole anche capire come viene utilizzata per poter
segmentare l’offerta; essere olistici, ossia in grado di fornire
non unicamente il meglio delle tecnologie bensì soluzioni end to
end che bilancino i nuovi investimenti con quelli già fatti e in
pari tempo rispondano alle esperienze dell’utente; essere proven
sul versante delle soluzioni di next generation e coi come Nsn
possiamo vantare una storia di 150 anni”.
L’Italia, è il pensiero convinto della manager, ha assoluto
bisogno di fibra. Anni fa eravamo in una posizione di avanguardia
(grazie a Fastweb). Ora stiamo arrancando. A riprova i numeri. In
Italia – ricorda Cappello dati alla mano – sono 2,5 milioni le
abitazioni raggiunte dalla rete in fibra ottica ma solo il 13,7% di
esse sono effettivamente cablate. A fine 2010 il nostro Paese si
classificava al 21mo posto nel Ftth ranking in cui più dell’1%
delle famiglie è abbonato a servizi in fibra. La Lituania è al
primo posto con quasi il 21% della popolazione abbonata ai servizi
in fibra contro poco più dell’1,5% dell’Italia.
“Le Tlc – ammonisce Cappello – sono un volano importante per
la ripresa economica. Mi meraviglio che i politici non lo
comprendano. Uno studio del Boston Consulting ha rilevato che in
Gran Bretagna la rete equivale al 7% del Pil, livello che salirà
al 13% tra tre anni. Non abbiamo dati sull’Italia ma sappiamo di
essere fortemente indietro, specie dopo la discesa negli ultimi
anni nel campo delle fibre ottiche”.
“Abbiamo una vision chiara (si chiama Next generation optical
access) e soluzioni in grado di semplificare la connettività e
abbassare – conclude Cappello – i livelli di aggregazione, ossia
avere centrali distanti anche 100 km rispetto ai circa tre di oggi,
che sono le cose di cui hanno bisogno gli operatori. Servirebbero
anche fondi ma il governo potrebbe quanto meno adoperarsi per
definire in tempi rapidi un quadro normativo moderno e coerente con
le regole comunitarie”.