La vera rivoluzione nelle tlc sta nella fibra. È la riflessione che Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom, fa in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore. “Non spetta a noi decidere sulle tecnologie da adottare – puntualizza Cardani – però è ovvio che con i prezzi si fa politica industriale e il nostro scopo è tenere il mercato in equilibrio e quindi mantenere in equilibrio anche il rapporto fibra-rame”.
“Dopodiché – spiega il presidente Agcom – sappiamo tutti che la fibra dura più a lungo, non necessita di manutenzione è oggettivamente più capace, soprattutto in prospettiva”. È quindi “meglio la fibra, adatta a una vera rivoluzione ma non è compito mio deciderlo, vedrà il mercato”.
Sullo scorporo della rete di Telecom Italia, Cardani sottolinea di non sapere se lo sviluppo delle Ngn debba passare necessariamente dallo spin off dell’infrastruttura dell’ex monopolista. “Posso solo dire – evidenzia – che manca un catasto delle reti che ci possa dire quali e quanti reti già esistono, quanta fibra accesa e spenta è già a disposizione”. In questo senso se fosse provato che per fare le Ngn l’unica via è lo scorporo “sarei molto contento” ma è una “decisione che spetta a Telecom”. Il ruolo di Agcom sarà quello di “garantire un accesso aperto e competitivo di questa rete a tutti gli operatori”.
Cardani affronta anche la questione dell’intervento di Cdp, considerata una “soluzione politica”. “Da economista – puntualizza però – non trovo scandaloso che Cdp si imbarchi in un disegno di questo genere”.
Di fronte a Telecom che chiede per lo scorporo una regole meno orientate al costo e più ad una remunerazione del capitale investito, il presidente Agcom considera “ragionevole che un’azienda che si avvia a fare un grosso investimento si preoccupi delle redditività” perché “più il prezzo di ciò che sarà prodotto è certo, più sarà corretto il calcolo relativo all’investimento”. In questa senso Agcom non ha alcuna difficoltà “ a fare il massimo sforzo possibile “ per dare “certezza alle imprese” e “ salvaguardare il consumatore finale”. Ma per ora Agcom “non ha ricevuto nessuna richiesta implicita o esplicita in questa direzione”.
Sul fronte Agenda digitale, il presidente Agcom si dice preoccupato per i ritardi biblici accumulati in questi anni piuttosto che dell’imminente cambio di governo. “La nuova Agenzia digitale – spiega – dovrà per prima cosa intervenire si tutta una serie di leggi e leggine che spesso sono precondizione di giardinetti di proprietà di burocrati e direttori di ministero attaccati al loro piccolo potere. Per questo penso che la figura di un ministro, un padre tutelare di alto livello, potrebbe essere utile”.
Infine, ma non meno importante, l’asta delle frequenze le cui regole saranno pronte “tra 10-15 giorni”. “Più in generale – sottolinea Cardani – dovremo procedere a una revisione complessiva del piano frequenza, che andranno pulite dalle interferenze perché siano più appetibili sul mercato”.
Sulla possibilità che l’asta vada deserta che oggi l’offerta supera la domanda – in Europa il numero medio di mux per paese è di 25, in Italia ce ne sono 25 – Cardani dice che si tratta di decisioni imprenditoriali ma “dalle proteste con cui è stato salutato l’addio al beauty contest, mi viene da pensare che queste frequeze gratis avrebbero fatto piacere, quindi a qualcosa devono servire”. “Sicuramente – conclude il presidente Agcom – saranno importanti i prezzi di partenza dell’asta”.