EXPO 2015

Carlo Ratti: “Internet of Things? No: Internet of people”

Il direttore del Senseable City Lab del Mit: “La tecnologia è solo un mezzo e deve servire a creare relazioni e a scambiare informazioni che ci rendano consapevoli delle nostre scelte”

Pubblicato il 14 Set 2014

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Il Future Food District sarà il luogo dove forse più di ogni altro si potranno toccare con mano le applicazioni pratiche della filosofia su cui insiste Expo 2015: un nuovo modo di concepire la produzione, la distribuzione e l’informazione per tutta la filiera del cibo.

Il progetto, affidato allo studio Carlo Ratti Associati, prevede due padiglioni da 2500 mq ciascuno, entro i quali sarà possibile da un lato sperimentare uno shopping digitale e interattivo attraverso un laboratorio-supermercato realizzato in collaborazione con Coop, dall’altro provare a comporre cibi in una gigantesca cucina hi-tech. Realtà aumentata, sensori, pannelli elettronici, smart tag ed elettrodomestici intelligenti pronti a interagire con i consumatori al semplice cenno di una mano. Ma a sorpresa, nelle parole di Carlo Ratti – direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston, queste soluzioni più che a proiettare in visitatori nel futuro, in un certo senso serviranno a riportarli nel passato. “La tecnologia è solo un mezzo. Il nostro compito è far sì che nell’era della grande distribuzione la gente conosca quello che compra. Come nei vecchi mercati locali”.

Dunque è questa la missione del Future Food District?

I dati sui prodotti in vendita sono già moltissimi, noi vogliamo renderli disponibili e accessibili al consumatore. Più che dell’Internet of Everything, e nella fattispecie del cibo, in questo caso dovremmo parlare dell’Internet delle persone, delle relazioni, di un sistema che permetta di scambiare informazioni che ci rendano consapevoli delle nostre scelte.

Quale è il paradigma tecnologico: occorre un approccio pull o push?

È un fenomeno che si è già messo in moto autonomamente: aumenta la richiesta di informazioni da parte del consumatore e la Gdo si adegua. Le tecnologie quindi possono essere di tanti tipi, dalle Rfid – le etichette intelligenti – ad altri sistemi di tracciatura. Ma non è importante tanto la piattaforma tecnologica, quanto la disponibilità di informazioni connesse alle referenze che acquistiamo.

Solo in loco, con pannelli e proiezioni, oppure anche attraverso i device dei visitatori?

Suppongo che si avrà bisogno di entrambi i canali, ma secondo me il bello sta nel creare interfacce che raccontino ogni cosa del prodotto, senza dover tirare fuori dalla tasca lo smartphone. Del resto soluzioni a portata di device esistono già: per esempio la app Vivino permette di sapere tutto di una bottiglia di vino, basta fotografarne l’etichetta. Il supermercato deve invece offrire un’esperienza più intuitiva, immediata: io avvicino la mano al banco e il prodotto racconta la sua storia. In questo senso intendo che dobbiamo guardare anzitutto al passato, quando era ancora facile avere informazioni su quel che si acquistava direttamente dai produttori, nei mercati locali. La tecnologia, a partire dai touch screen e dai sistemi Kinect, può aiutarci a compiere questo ritorno al passato, riconnettendo l’uomo alle origini del prodotto.

Chi dovrebbe farsi carico dei contenuti?

Nel caso di Expo, che sarà una dimostrazione sperimentale i contenuti saranno divulgati secondo un modello up-down. In futuro questi sistemi evolveranno in piattaforme gestite e condivise da più soggetti, e ciascuno potrà modificare e integrare le informazioni. Esattamente come accade nel già citato esempio dell’app Vivino.

Ritiene che solo gli spazi della Gdo saranno deputati al commercio oppure troveremo scaffali virtuali anche in altri luoghi, come nel caso del progetto e-commerce di Tesco?

Vedo il supermercato di domani come un luogo deputato non solo alla vendita ma anche allo scambio dei prodotti, dove ciascun consumatore può essere venditore e compratore. Durante l’Expo i contadini potranno venire a vendere i propri prodotti direttamente al Future Food District, e le offerte, corredate delle informazioni relative alla merce saranno immediatamente visibili da tutti gli utenti.

Che cosa si aspetta dall’esperienza di Expo 2015?

Gli Expo sono ottime occasioni per l’innovazione. Molte opere che hanno rappresentato un punto di discontinuità in architettura, dal Crystal Palace di Londra alla Tour Eiffel, sono state realizzate grazie alle esposizioni universali. Anche Milano ha grandi possibilità, col vantaggio che oggi la sperimentazione riguarda anche i linguaggi digitali. Ecco perché abbiamo una chance straordinaria per legare i bit agli atomi.

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