Carlos Slim, tycoon di América Móvil, è sotto attacco in Messico per l’attività monopolistica. Nei giorni scorsi il governo ha proposto una legge sulle telecomunicazioni che già ha fatto molto discutere e che potrebbe contribuire, tra le altre cose, a scardinare l’impero di Slim. In cima alle classifiche degli uomini più ricchi del mondo, il magnate monopolizza da tempo il comparto della telefonia fissa e cellulare in Messico: di conseguenza i messicani pagano tariffe telefoniche tra le più elevate a livello internazionale per servizi non sempre all’altezza. E proprio mentre cresce il dibattito sul provvedimento, l’Instituto Federal de Telecomunicaciones (Ift), ente regolatore delle tlc messicano, ha formalmente accusato Slim di attività monopolistiche: pronunciamento al quale il miliardario ha risposto ieri con un’ingiunzione.
La nuova legge sulle telecomunicazioni, preannunciata da tempo, è stata presentata questa settimana al Congresso dal presidente Enrique Peña Nieto del Pri, partito che ha guidato il Paese per diversi decenni, poi è stato all’opposizione per 12 anni e quindi è tornato al potere a fine 2012.
Il provvedimento è complesso, ma tra le varie disposizioni prevede che Telmex e Telcel, grandi compagnie telefoniche possedute da Slim, debbano eliminare o ridurre alcune delle tariffe più elevate. Alle due aziende è poi richiesto di condividere alcune delle infrastrutture, quali le torri, con altre imprese.
Secondo alcuni esperti il piano telecomunicazioni di Peña Nieto è molto più severo con il settore delle tlc che con quello televisivo, dominato da un’unica company, Televisa, il più grande broadcaster del mondo ispanico. Gli stessi analisti sottolineano che Slim non ha sostenuto la candidatura di Peña Nieto alle ultime presidenziali, a differenza dei proprietari di Televisa.
A detta del presidente la nuova legge sulle Tlc infrangerà finalmente i tanto discussi monopoli in campo televisivo e telefonico, ma l’opposizione, rappresentata dal Pan, e alcuni attivisti per i diritti umani, vi hanno già individuato elementi di potenziale censura. Per esempio sottolineano che il ministero dell’Interno avrà l’incarico di monitorare i contenuti dei programmi televisivi e radiofonici per verificare che siano “conformi a criteri di eguaglianza e ad altre regole”. E in una parte del provvedimento è scritto che il governo può “bloccare, inibire o eliminare” i servizi di comunicazione “in momenti critici per la sicurezza pubblica e nazionale”. Si teme quindi un ritorno al clima di censura che ha caratterizzato i 12 anni di governo proprio del Pan, che oggi tuona contro il provvedimento.
Altri fanno notare però che i messicani non si fidano nemmeno del Pri, perché proprio i tentativi di liberalizzare i servizi telefonici e televisivi negli anni Novanta avrebbero condotto all’attuale situazione monopolista, dal momento che questo partito avrebbe attribuito vantaggi ingiusti ai suoi potenti supporter dell’epoca.
Intanto il mese scorso l’Ift, ente regolatore messicano, ha dichiarato che Inbursa e Grupo Carso, due aziende controllate da Slim, hanno una “posizione predominante nel comparto delle tcl” messicano. Le due companies hanno presentato ricorso contro il pronunciamento.