I cinque maggiori gruppi europei del settore Tlc, i cosiddetti E5, fra cui Telecom Italia, sono finiti sotto la lente dell’antitrust europea. Lo riferisce il Financial Times, aggiungendo che sulla testa di Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom Italia, Telefonica e Vodafone Group pende il rischio di un’inchiesta della Commissione Europea. L’obiettivo è verificare se gli incontri fra i leader dell’E5 a partire dal 2010 siano sfociati in collusioni e comportamenti anticoncorrenziali. Lo riferisce il Financial Times e la Commissione Europea conferma.
"Quello che è avvenuto all’interno del gruppo dei principali operatori di telecomunicazione è sempre stato improntato a criteri di cooperazione orizzontale ed ha avuto sempre la massima trasparenza nei confronti delle autorità europee, che sono state sempre informate puntualmente su tutte le attivita". Così il presidente esecutivodi Telecom Italia Franco Bernabè, commenta la decisione dell’Antitrust europeo di chiedere informazioni ai cinque big europei delle tlc (Telecom I., Telefonica, Bt, Ft e Vodafone) per accertare l’esistenza di comportamenti collusivi tra le imprese. "Abbiamo portato avanti questa iniziativa – ha in seguito aggiunto Bernabè – nel pieno rispetto dei principi del diritto della concorrenza, in particolare di quelli sanciti nelle" linee guida orizzontali (il documento dell’Unione Europea sullo sviluppo dei servizi, ndr) e in uno spirito di trasparenza, in particolare dei confronti delle istituzioni europee".
A questo proposito, Bernabè ha assicurato di aver "regolarmente informato la Commissione europea, con cui collaboriamo in vista dello stesso obiettivo e abbiamo condiviso la necessità di assicurare il maggior livello possibile di apertura". "Consideriamo che – ha detto ancora il presidente di Telecom – alla luce delle forti pressioni competitive che spingono dall’esterno dell’Europa, solo iniziative di questo genere possano permettere all’industria europea di competere nel mercato globale". Bernabè si è quindi detto "fiducioso che le autorità europee apprezzino e condividano il merito degli obiettivi che Telecom Italia, Insieme alle altre imprese europee, si è prefissa: come ad esempio spingere la crescita, l’innovazione e la competitività dell’industria europea delle tlc a beneficio dei consumatori europei".
La Commissione europea ha confermato le indiscrezioni pubblicate oggi dal quotidiano sulla richiesta di informazioni inviata a cinque grandi operatori telefonici europei per verificare che non abbiano fatto cartello sui servizi di telefonia mobile. "Le richieste di informazioni riguardano il modo in cui si procede alla standardizzazione dei futuri servizi di telefonia mobile – " ha detto Antoine Colombani, portavoce del commissario Ue all’antitrust, Joaquin Almunia – La Commissione non ha aperto nessuna procedura informale. Queste richieste di informazioni non significano che al momento la Commissione ha preoccupazioni in materia di concorrenza, ma allo stesso tempo non pregiudicano eventuali possibili nuove azioni".
In questa prima fase iniziale, i funzionari alla concorrenza dell’Ue hanno chiesto informazioni sui colloqui che coinvolgono i leader dei cinque maggiori gruppi di telecomunicazioni in Europa, i cosiddetti E5.
Gli incontri dell’E5 sono cominciati nel 2010. Sul tavolo dei dirigenti delle telco temi caldi per il settore Tlc, dalla sfida posta dalle grandi tech company Usa come Google e Apple, passando per l’armonizzazione delle piattaforme tecnologiche, aggiunge il FT precisando che la Commissione europea non ha ancora lanciato nessuna indagine formale. Ma la richiesta di informazioni di solito rispecchia preoccupazioni ben definite in seno alla Commissione, e di fatto è il primo passo per la raccolta di prove necessarie per giustificare l’apertura di un’inchiesta.
I funzionari alla concorrenza dell’Ue hanno incominciato le ricerche con un questionario inviato al Gsma, l’organismo che rappresenta le telco che ha rilevato l’attività dell’E5 che nel frattempo è stato sciolto.
Il Gsma, presieduto dal presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè, ha confermato di “aver ricevuto recentemente un carteggio da parte dell’ufficio del direttore generale alla Concorrenza, al quale risponderemo a tempo debito”, precisando che si tratta di materia riservata. La Commissione non ha commentato.
Una fonte vicina alla vicenda si è detta sorpresa dall’interessamento dell’Ue, vista la presenza di un avvocato ad ogni riunione dell’E5, in seguito alle quali venivano inviati alle autorità europee dei report puntuali sui contenuti delle discussioni.
L’E5 si è riunito occasionalmente a partire dall’ottobre del 2010, con i vertici delle maggiori telco europee che hanno condiviso il loro punto di vista sulla modalità di fornitura di servizi dati via Internet, regolazione e armonizzazione tecnologica dei servizi.
Il primo summit nell’ottobre del 2010 è sfociato in una lettera comune a Neelie Kroes, commissario responsabile dell’Agenda Digitale dell’Ue, nella quale le telco dell’E5 esprimevano la comune preoccupazione per la crescente domanda di banda larga sui loro network dovuta al boom del traffico video, proveniente dai grossi gruppi tecnologici americani.
In quell’occasione, una fonte vicina agli operatori ha dichiarato al Financial Times che le telco si dovevano muovere con cautela per evitare il rischio di accuse di comportamenti anticoncorrenziali.
Il quadro regolamentare rischia di incidere negativamente sui ricavi delle telco in settori come il roaming dati e le tariffe di terminazione, mentre le fonti tradizionali di fatturato, in particolare voce e sms, sono sotto pressione.