TLC E MEDIA

Caso Vivendi, la Commissione Ue “stoppa” la norma salva-Mediaset

In una lettera al Mise Bruxelles definisce “potenzialmente inapplicabile” la legge finché non sarà stata notificata ed esaminata in sede comunitaria. Intanto la procura di Milano indaga i vertici dell’azienda francese per “manipolazione del mercato”. E il Consiglio di Stato annulla la delibera Consob sul controllo di Tim

Pubblicato il 14 Dic 2020

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Per la cosiddetta norma “salva-Mediaset” approvata con un emendamento al Decreto Ristori a novembre, arriva una bocciatura dalla Commissione Europea. In una lettera indirizzata al ministero dello Sviluppo economico e anticipata dal quotidiano La Repubblica Bruxelles definisce infatti potenzialmente inapplicabile la legge, in mancanza della notifica del provvedimento agli uffici competenti della Commissione. La norma potrebbe infatti risultare, dopo l’esame di Bruxelles – secondo quanto anticipato – incoerente con i trattati europei.

Il cosiddetto “emendamento antiscalata” per le società che operano nel settore delle telecomunicazioni è arrivato dopo la sentenza della Corte Ue che nel contenzioso in atto tra Mediaset Vivendi, primo azionista di Tim con una quota del 24% e secondo socio di Mediaset, controllata dalla famiglia di Silvio Berlusconi. I giudici Ue hanno di fatto dato ragione alla telco francese, creando un vuoto normativo con l’eliminazione di alcuni principi della legge Gasparri.

L’obiettivo della norma introdotta all’interno del Decreto Ristori, nel quadro di un contesto regolatorio più ampio pensato per regolamentare l’intero settore, è di affidare ad Agcom il compito di avviare un’istruttoria da concludere in sei mesi sui soggetti che operino “contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e in un mercato diverso, ricadente nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic), anche attraverso partecipazioni in grado di determinare un’influenza notevole”. Un’istruttoria che servirà a “verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo”: una volta completata la procedura Agcom potrà eventualmente adottare i provvedimenti necessari per eliminare o impedire il formarsi di effetti distorsivi.

A firmare la lettera della Commissione Ue è il direttore della direzione Dg Connect, chiedendo la notifica del provvedimento come previsto dalla direttiva Trasparenza nel mercato unico del 2015: in mancanza di questa notifica la legge potrebbe essere infatti inapplicabile fino a quando la Commissione non avrà esaminato il provvedimento e dato il proprio parere nel merito.

La procura di Milano indaga i vertici della società francese

Per i prossimi giorni è intanto previsto un ulteriore pronunciamento del Tar sul congelamento delle azioni Mediaset nelle mani di Vivendi, mentre sabato la Procura di Milano ha chiuso la propria inchiesta sul management di Vivendi nel contenzioso con Mediaset indagando i vertici della società francese per “manipolazione del mercato” e “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza”. Il fascicolo, aperto nel 2016 su denuncia del gruppo Mediaset, vede iscritti Vincent Bolloré e l’ad Arnaud de Puyfontaine. Bollorè, in particolare, viene accusato dai pm di aver ingannato il mercato “contestando pretestuosamente la veridicità dei dati dell’accordo dell’8 aprile 2016 tra Vivendi e Mediaset per l’acquisto di Mediaset Premium”, e poi di aver inviato in tre occasioni comunicazioni in cui ha “fatto credere che l’inadempimento contrattuale di Vivendi dipendesse da sottaciute mine finanziari dentro Mediaset Premium”. L’altra accusa a Bollore poggia “su tre informazioni celate all’autorità di vigilanza sulla Borsa” su “ingenti acquisti di azioni Mediaset” e su “abboccamenti” con Telecom Italia e Mediobanca.

Il Consiglio di Stato annulla la delibera Consob sul controllo di Tim

Intanto la sesta sezione del Consiglio di Stato ha depositato oggi la sentenza con cui accoglie l’appello proposto da Telecom spa e Vivendi nei confronti della pronuncia del Tar Lazio di aprile 2019, e ha annullato la deliberazione con la quale Consob aveva qualificato il rapporto partecipativo di Vivendi in Tim come “controllo di fatto” ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile.
Vivendi, spiega il Consiglio di Stato in una nota –  è entrata nel capitale sociale di Tim nel giugno del 2015, con la titolarità di una partecipazione iniziale pari al 6,66 per cento, che poi si è progressivamente incrementata fino a raggiungere il 23,925 per cento del capitale sociale di Telecom. La Consob aveva qualificato tale rapporto partecipativo di Vivendi in Tim in termini di controllo societario di fatto a seguito della constatazione che Vivendi, nella riunione del 13 settembre 2017, era riuscita a nominare la maggioranza dei consiglieri di amministrazione di Telecom. Il Consiglio di Stato, pur riconoscendo che la Consob ha poteri di regolazione dichiarativa finalizzati ad eliminare incertezze giuridiche in ordine alle situazioni di controllo societario nel settore delle comunicazioni, implicitamente previsti dall’impianto normativo, ha ritenuto che la Consob non abbia rispettato le regole del contraddittorio procedimentale, particolarmente importanti e rilevanti – a giudizio della Sezione – quando vengono esercitati poteri cd “impliciti”. Consob avrebbe dovuto, secondo i giudici amministrativi, “prevedere il coinvolgimento degli organismi rappresentativi soltanto relativamente agli aspetti di regolazione che attengono alla interpretazione della nozione di controllo societario in quanto essa è idonea a fornire indirizzi generali agli operatori economici del mercato finanziario”

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