“Le PA hanno bisogno della presenza dei digital innovation officer, una figura che è stata prevista ma di cui non c’è traccia nelle amministrazioni. L’auspicio che il governo se ne occupi quanto prima perché abbiamo bisogno di una PA 4.0. Le aziende sono in fermento e ne servirebbe altrettanto da parte del settore pubblico”. È alla Pubblica amministrazione che Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, dedica il messaggio più deciso del suo intervento durante Telco per l’Italia, l’evento di CorCom dedicato al mondo delle telecomunicazioni.
“Diego Piacentini ha fissato un impianto strategico innovativo che divide le responsabilità fra il centro e i singoli ministeri, affinché ci sia organicità fra i vari progetti dal fascicolo sanitario elettronico al processo telematico. È stata prevista la nascita di figure dei digital innovation officer, cioè di figure vertice che si interfacciano direttamente con il ministro, che si articolano all’interno delle singole strutture lo sviluppo dei servizi digitali e che rivedono i processi di funzionamento, anche in un’ottica di risparmio”. Si tratta, sottolinea Catania, di “responsabilità cruciali per centrare gli obiettivi del Piano digitale che devono essere operative quanto prima, perché servono chiare responsabilità attuative”.
La presenza degli operatori di Tlc e di molti vendor hi-tech è l’occasione per tirare le somme di anni di battaglia per sensibilizzare le aziende rispetto al tema della trasformazione digitale. “Per anni abbiamo detto le stesse cose perché era necessario martellare, anche a rischio di essere ripetitivi, per far passare alcune messaggi chiave per il Paese come l’esigenza di leadership ed execution – ricorda Catania -. Qualcosa è cambiato: questi messaggi sono penetrati nel sistema Italia”.
Sul fronte banda larga, sottolinea il presidente di Confindustria Digitale, “abbiamo un Piano nazionale che sta andando avanti e ci si è posti l’obiettivo di generare un utilizzo effettivo dei servizi”. Rispetto a quest’ultimo aspetto, cioè rispetto allo scarico a terra delle innovazioni tecnologiche, il mondo delle imprese si è messo in movimento con il Piano Industria 4.0: “Abbiamo girato i territori parlando con gli imprenditori e smuovendo la loro sensibilità. La conformazione della strategia italiana è stata fondamentale perché ha chiamato in causa gli imprenditori senza finanziamenti a pioggia. Dietro alla corsa agli incentivi – ci tiene a evidenziare Catania – c’è anche un fermento più strategico”.
L’obiettivo per il futuro è “accelerare e far diventare sistemiche la banda larga, l’industria 4.0 e altre innovazioni”. Obiettivi che non passano solo dalla già citata PA, ma anche da altri tre pilastri: “L’industria 4.0, che non deve essere considerata il programma del mese, ma deve accompagnare le aziende per anni. Soprattutto le Pmi, che hanno bisogno di stabilità strutturale. L’ecosistema di innovazione, che deve inserire nel circuito le startup, i poli tecnologici e i progetti innovativi che in Italia esistono, però operano in modo slegato. E infine – conclude Catania – La formazione. Il Piano Calenda se n’è occupato ma mancano all’appello 85mila tecnici che troverebbero lavoro domattina. Non abbiamo molto tempo, entro 24 mesi dobbiamo sfornare questi specialisti. Dobbiamo abbandonare i rimbalzi di responsabilità. La formazione 4.0 è importante e sarebbe auspicabile la presenza di un regista che all’interno del governo si occupi di questo punto delicato”.