Scorporo della rete Telecom e nuove norme sull’Opa al centro della contesa con i vertici di Telefonica. Se il presidente del gruppo spagnolo oppone un no netto alla prospettiva di separazione, il primo altolà nei suoi confronti arriva da Antonio Catricalà, viceministro dello Sviluppo economico. Ma dopo di lui, a cascata, si rincorrono per tutta la giornata prese di posizione contro la prospettiva delineata dagli spagnoli: da Vito Gamberale a Franco Bassanini, da Massimo Mucchetti a Susanna Camusso.
“L’Italia ha bisogno della separazione societaria della rete di Telecom Italia perché in questo momento è necessario raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea con l’agenda digitale, quindi servono fibra ottica e banda larga”, afferma Antonio Catricalà, viceministro per lo Sviluppo economico. “Continuo a spingere per lo scorporo – prosegue – è un’operazione che serve all’Italia, alla concorrenza, alla sicurezza della Repubblica, a tutelare gli investimenti e l’occupazione”.
In direzione opposta era andato Cesar Alierta, presidente di Telefonica, nell’intervista pubblicata questa mattina dal Sole24Ore: “Niente scorporo, basta l’equivalence of input – aveva detto – Le Ngn le farà Telecom, non serve Cassa depositi e prestiti”.
E se Alierta annuncia di non voler salire sopra al 15% in Telecom, Catricalà non si fida “Non credo che le cose siano esattamente così, lasciatemi un minimo di dubbio: potrebbero acquisire il controllo di Telecom anche senza andare oltre il 15%. Non voglio commentare un’intervista in un momento così delicato per l’azienda con i controlli della Consob in corso e a Borsa aperta – aggiunge il viceministro – Poi quelle sono parole. Bisogna leggere più volte i documenti e le dichiarazioni per capire le reali intenzioni e distinguerle dai fatti conseguenti. La mia opinione sulla modifica della legge dell’Opa la conoscete – ha detto – e se quelle sono le reali intenzioni di Alierta la mia contrarietà si ridurrebbe”.
Critico verso le dichiarazioni di Alierta anche Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del senato e primo firmatario della proposta di modifica della legge sull’Opa: “Non c’è alcuna rassicurazione credibile in quell’intervista – afferma – Capisco che Alierta fa il suo gioco, ma gli stakeholders dovrebbero leggere i testi e sapere che contano i fatti. Poche ore prima di vendere Telecom Argentina a un prezzo vile, Alierta diceva che si poteva anche evitare di venderla. Le Camere sono sovrane – conclude – noi abbiamo previsto una soglia al 15%, ma potrebbe essere stabilita al 17% o anche al 13%”.
“Telecom è l’unica azienda attraverso cui passa il futuro evolutivo del Paese – sottolinea Vito Gamberale, Ad di F2i – il passaggio alla banda larga non è un optional da borghesia spendacciona, ma un canale obbligato. Non si può paragonare la rete Telecom alle vicende di Terna e Snam – ha continuato Gamberale – quelle reti furono scorporate per separare la proprietà perché così aveva chiesto l’Authority. Ma la rete di Telecom è una rete intelligente, sarebbe come togliere il cervello ad una persona”.
“Il Governo non può girarsi dall’altra parte, non può accontentarsi delle promesse’. Sono molto scettico nei confronti di Telefonica, che porta a Telecom 50 miliardi di debito – conclude Gamberale commentando l’intervista di Alierta – gli spagnoli, che stanno messi peggio di noi, pagheranno il loro debito con il cash-flow altrui. Come può Alierta dire oggi che Telecom deve fare la banda larga? Ma lui sta lì da sei anni e in sei anni non l’ha fatta”.
Sulle norme che regolano le offerte pubbliche di acquisto è intervenuta anche Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: “Non può essere che il 2013 passi senza aver fatto la legge sull’Opa – ha detto intervenendo a Roma al convegno su Telecom organizzato da Slc-Cigl – Serve un intervento del governo che rimetta la palla al centro, per tornare a ragionare, senza dare per scontato che Telecom debba diventare spagnola”.
Sulla regolamentazione delle Opa dice la sua anche Franco Bassanini, presidente di Cassa depositi e prestiti: “La modifica della legge sull’Opa, se adottata tempestivamente, può indurre a desistere chi pensa di comandare senza investire. Ma non risolve il problema della ricerca dei capitali pazienti necessari per le reti di nuova generazione – afferma – L’investimento nelle infrastrutture di rete è un investimento di lungo termine, con ritorni abbastanza sicuri ma dilazionati nel tempo. Imprese fortemente indebitate o prive di un nucleo di azionisti stabili e pazienti – conclude – possono avere scarso interesse a fare questo tipo di investimenti o incontrare difficoltà nella raccolta di capitali e prestiti per finanziarli”.
E alla fine della giornata arriva anche il commento del vice presidente di Moodys, Carlos Winzer: “La vendita di Telecom Argentina è una buona operazione, ma non è sufficiente per mettere in equilibrio il bilancio di Telecom”. “Ogni azione va nella direzione del miglioramento – ha detto sul nuovo piano presentato dalla società nell’ultimo Cda – ma la posizione non è ancora sufficientemente forte.