Solo le famiglie che abitano in zone a fallimento di mercato sono in digital divide, ormai. I bandi le copriranno con le tecnologie tradizionali dell’Adsl, ma non saranno sufficienti per risolvere il problema. Wireless e satellite saranno necessari per gli ultimi punti percentuali di popolazione non raggiunte da banda larga. Così Oscar Cicchetti, direttore strategy di Telecom Italia.
In quali modi state combattendo il digital divide?
La via maestra è la tecnologia con cui è stata realizzata la copertura broadband in tutto il Paese: fibra alle centrali, elettronica Adsl nelle centrali. Nel caso di doppini lunghi e quando ci sono apparati (tipo multiplex) che impediscono il corretto funzionamento dell’Adsl, risolviamo avvicinando l’elettronica al cliente. A tutto questo si aggiungono nuove modalità, tra cui l’Lte. Chi ha preso le licenze 800 MHz ha l’obbligo di portare, entro il 2017, la larga banda mobile in Comuni con meno di 3mila abitanti (circa 4.500) in cui si trovano gran parte delle aree in digital divide. Questi Comuni sono stati divisi in liste separate, associate a singoli lotti 800 MHz. Quindi noi e Vodafone dobbiamo coprirne 1800 ciascuno e Wind 900.
E questi obblighi Lte come incidono sui nuovi bandi sul digital divide?
I bandi non indicano una tecnologia ma si basano sulla neutralità tecnologica come previsto dalle norme comunitarie. Sono convinto che, accanto alle modalità tradizionali basate sull’Adsl, l’Lte avrà un ruolo importante e che gli ultimi percentili per coprire il 100% delle unità immobiliari del Paese saranno risolti attraverso il satellite.
In pratica, quindi, che bisogna fare?
Sicuramente avviare subito i lavori dei bandi ministeriali. Poi credo sia opportuno fare un tavolo con gli operatori per verificare la loro disponibilità ad anticipare gli obblighi di copertura a fronte di forme di incentivazione come la fornitura di fibra o di infrastrutture civili a condizioni agevolate. In questo modo si arriverà molto vicino al 100% di popolazione raggiunta da banda larga. Per coprire le ultime unità immobiliari più lontane dalle reti degli operatori si potranno prevedere accordi quadro con operatori satellitari.
E il Wimax? Avevate fatto un accordo con Linkem, per offrire queste connessioni in caso di doppini lunghi.
Abbiamo questa possibilità. Tuttavia, WiMax e satellite non si prestano a sviluppi di massa. Inoltre l’investimento che dovremmo fare per integrare un collegamento Linkem nel nostro sistema non sarebbe giustificato dalle poche centinaia di clienti che avremmo.
Ma parte la partecipazione ai bandi e l’Lte, farete qualcosa contro il digital divide?
Solo le zone a fallimento di mercato sono ora in digital divide compresi alcuni distretti industriali su cui da tempo stiamo richiamando l’attenzione.
I distretti industriali, appunto: che state facendo per coprirli tutti con la banda larga?
Rendere disponibile la banda larga alle aziende è sicuramente la priorità più rilevante dei piani per il superamento del digital divide. Noi, per prima cosa stiamo portando da 50 a 500 i nodi di rete per il servizio punto-punto in fibra. Questo ha più che dimezzato il costo per l’azienda che vuole una connessione in fibra ottica. Ma non tutte le aziende hanno un’effettiva necessità di connessioni in fibra ottica e, come dicevo, in alcuni distretti manca la copertura Adsl, a causa di centrali non equipaggiate con l’Adsl o di linee eccessivamente lunghe. Questa è la priorità su cui si devono concentrare tutte le iniziative pubbliche.
Ma quanti sono i distretti in digital divide? Secondo dati di Between, dell’anno scorso, la loro copertura era inferiore a quella delle famiglie…
A fine 2012, nei 58 distretti industriali riconosciuti come tali da Confindustria, la copertura lorda è del 99% e scende al 98,6% per quella netta (qui inclusa però anche l’Adsl Light che potrebbe non superare i 640 Kbps, quindi non essere vera banda larga, ndr). Si tratta di percentuali molto elevate ma spesso le aziende dei distretti industriali sono localizzate in zone periferiche. In ogni caso non è pensabile che un’azienda non possa avere accesso alla banda larga e, come dicevo, nell’ambito dei piani per il superamento del digital divide il tema dei distretti deve avere la massima priorità. Però per concludere ci tenevo a dire una cosa.
Prego.
L’obiettivo di superare il digital divide può essere raggiunto entro il 2014 se si realizzeranno i piani e le iniziative di cui abbiamo parlato. Ma una volta fatto questo, siamo soddisfatti? Il vero “divide” del nostro Paese non è infrastrutturale ma “di utilizzo”. Quasi la metà dei cittadini italiani ritiene ancora inutile Internet, l’uso della rete e dell’e-commerce da parte di consumatori e aziende è uno dei più bassi d’Europa, siamo il fanalino di coda nei servizi pubblici on line, ecc. È su questo che l’Italia dovrà lavorare.