STRATEGIE

Ciccotti: “Le torri Tv diventano smart, Rai Way verso l’ultrabroadband”

L’amministratore delegato della controllata di viale Mazzini: “Il Fiber to the tower può essere utile al Paese per il fixed wireless access, l’IoT e lo smart metering. E’ una strategia perdente ancorarsi solo al broadcasting classico. Studiamo accordi e nuove sinergie”

Pubblicato il 19 Giu 2015

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Dalle ceneri dell’Opas lanciata e poi ritirata da Ei Towers su Rai Way emergono un paio di temi che terranno banco anche in futuro: quello del consolidamento del mercato delle torri e dell’operatore unico. Una definizione, quest’ultima, che però non piace a Stefano Ciccotti, numero uno di Rai Way: “L’immagine di Rai Way come operatore di torri è limitata – afferma – è come se dicessimo che Enel è un ‘operatore di tralicci’, dimenticando che per noi le infrastrutture verticali sono funzionali a ben altro, e cioè alla realizzazione e all’esercizio di complesse reti di comunicazione”. Tanto che l’azienda, nei piani dell’Ad, in vista della presentazione del piano industriale per i prossimi quattro anni in programma per luglio, guarda con attenzione al mondo del broadband, “dove ci spingono – spiega Ciccotti – la nostra natura tecnologica e i bisogni dei nostri clienti”.
Che cosa ha significato per lei l’Opas di Ei Towers?
Ha dimostrato che nel “mercato delle torri” c’è fermento. Indipendentemente dall’esito, ha anticipato una tendenza che considera il consolidamento tra operatori dello stesso segmento di business come opportunità di creazione di valore, ben visto dal mercato anche se incentrato su sinergie industriali non spiccate.
Perché la definizione di “operatore delle torri” vi va stretta?
Rai Way è prima di tutto un operatore infrastrutturale di rete, che progetta, realizza ed esercisce la più vasta rete di comunicazioni per il broadcast nazionale, adoperando tutte le tecnologie oggi disponibili, non solo per la diffusione broadcast, che rappresenta solo una faccia della medaglia: sull’altra c’è la complessa rete di tlc nazionale e internazionale che già offre al cliente di riferimento Rai servizi di connettività a banda ultralarga per contenuti audio e video di altissima qualità.
Parliamo allora di “operatore di rete unico”?
E’ un argomento intrigante, ma non mi sembra realmente all’ordine del giorno. Da quello che emerge dal prossimo decreto comunicazioni, le istituzioni tendono a privilegiare una competizione attiva tra gli operatori di rete esistenti, 400 locali e 7 nazionali, con incentivi all’apertura dell’offerta della capacità esistente a nuovi editori o a editori non integrati verticalmente come sconto sui canoni di utilizzo delle frequenze. E poi c’è il cap di 5 multiplex per singolo operatore. Nulla fa percepire, al momento, interventi legislativi che facilitino la nascita di un operatore unico. Manca la cornice di riferimento, partendo dalla quale si potrebbe cominciare a studiare nel dettaglio le possibili sinergie tra soggetti esistenti.
Quali sarebbero i vantaggi dell’operatore di rete unico?
Intanto apprezzo e sottoscrivo l’attenzione espressa da rappresentanti del Governo in più sedi: l’operatore di rete unico non rappresenta un pericolo in sé. I modelli sono due: l’operatore puro, totalmente slegato dai fornitori di contenuti, o un soggetto pubblico che assicuri la stessa funzione. La creazione di un soggetto in grado di svolgere la funzione “wholesale” per il sistema radiotv nazionale e locale potrebbe facilitare il rassetto delle frequenze broadcast per allinearci al resto d’Europa.
Che ruolo può avere Rai Way?
Rai Way è il soggetto ideale per fare da aggregatore in questo senso, soprattutto nell’attuale assetto societario, ma al momento la nostra attività deve focalizzarsi principalmente sullo studiare tutti gli aspetti regolamentari, industriali e di mercato, per essere pronti a rispondere alle richieste che arrivassero dagli azionisti.
Sul consolidamento vengono spesso chiamate in causa anche le tlc.
Ogni opportunità va analizzata con attenzione, in particolare se trasversale broadcast/telco e non solo broadcast/broadcast, ma non dobbiamo lasciarci trascinare dall’effetto annuncio: Le operazioni di M&A devono creare realmente valore per gli azionisti, con sinergie industriali evidenti e di ampio respiro, estendendosi alle piattaforme, e non solo alle torri. Devono essere improntate al realismo, alla visione di lungo periodo, e non sarebbe male se fossero anche utili al sistema delle comunicazioni.
Le torri-piattaforme intelligenti. Che ruolo avrà la banda larga?
Dobbiamo essere attenti a quello che avviene intorno a noi, e alla inesorabile avanzata di mezzi alternativi per la fruizione dei contenuti radiotelevisivi. Rimanere ancorati esclusivamente al broadcast classico sarebbe una posizione difensiva destinata nel lungo periodo ad essere perdente. E’ ora di cominciare a muoverci verso servizi e reti cooperative, affacciandoci in modo più significativo proprio sul mondo della banda larga e ultralarga.
Qual è il punto di arrivo di questa strategia?
Abbiamo risposto alla consultazione sul piano BUL proponendo il nostro concetto di Smarter Tower network, su cui stiamo concentrando gli sforzi anche abilitando i nostri asset principali alla fibra ottica. Il “Fiber to the tower” può essere molto utile al Paese, anche e soprattutto nell’offerta Fixed wirelss access e di servizi ancillari, dallo smart metering all’Internet of things: i nostri impianti consentono di “vedere” radioelettricamente una larghissima parte del territorio nazionale senza la necessità di migliaia di trasmettitori. Per questo ricercheremo accordi commerciali e sinergie con soggetti attivi nel broadband fisso, per valorizzare il nostro ruolo nel lungo periodo, tentando di espandere la nostra attività verso il multipiattaforma.
Quali sarebbero le ricadute sul fronte radiotelevisivo?
Significherebbe mettere a disposizione dei fornitori di contenuti infrastrutture adatte al trasporto dei segnali Hd e UltraHd, anche su scala internazionale, ad esempio abilitando la distribuzione all’estero di contenuti locali di qualità.

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