RETROMARCIA

Cina, dumping e aiuti di stato, la Ue ci ripensa

Bruxelles non aprirà un procedimento formale nei confronti di Huawei e Zte, finite sotto la lente dell’Unione per presunte pratiche di dumping commerciale in Europa e aiuti di stato

Pubblicato il 20 Set 2012

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L’Ue fa retromarcia e sospende la controversia commerciale nei confronti delle aziende tlc cinesi, Huawei e Zte, finite nel mirino di Bruxelles, pronta ad aprire un procedimento formale nei confronti di Pechino, per presunte pratiche di dumping commerciale e aiuti di stato concessi alle due aziende per esportare le merci in Europa.

La decisione dell’Ue arriva alla vigilia del vertice tra il primo ministro cinese Wen Jabao, e i leader europei. Lo riferisce il Financial Times, precisando che diversi paesi europei, fra cui ad esempio la Svezia e dalla Germania, hanno sconsigliato l’Ue di procedere nella disputa contro la Cina per timore di possibili rappresaglie nei confronti di aziende europee attive in Cina.

Il commissario al Commercio, Karel De Gucht, ha detto che occorrono ulteriori elementi per procedere. La Commissione nega che la decisione sia legata alla visita di Wen o alle pressioni di Pechino o di alcuni Stati membri, preoccupati per le ritorsioni commerciali.

La disputa sulle telecomunicazioni riguarda presunti crediti alle esportazioni e sussidi illeciti concessi dal governo cinese a Huawei e Zte, produttori di tecnologie per la telefonia mobile. De Gucht avrebbe deciso di fare un passo indietro in seguito alla richiesta di diplomatici cinesi di risolvere la questione in via negoziale. Inoltre, le principali aziende europee che producono apparati tlc – Ericsson, Siemens-Nokia Netwroks e Alcatel-Lucent, tutte con interessi rilevanti in Cina – hanno deciso di non collaborare. Ericsson nei mesi scorsi ha apertamente criticato la decisione dell’Ue, che per la prima volta ha aperto un fascicolo in autonomia, senza la segnalazione di alcuna azienda.

La Cina è il secondo partner commerciale dell’Ue dopo gli Usa, con previsione per il 2012 di scambi commerciali per un totale di 500 miliardi di euro. Ma i rapporti sono tesi. In passato De Gucht si è lamentato del fatto che la Cina sovvenziona “quasi tutto”, rendendo difficile competere.

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