La Commissione europea ha adottato nuovi criteri per la valutazione dei regimi di aiuto degli Stati membri a favore dei film e di altre opere audiovisive alle luce delle evoluzioni delle tecnologie. La nuova comunicazione, in cui la Commissione ha tenuto conto delle osservazioni ricevute nel corso di tre consultazioni pubbliche con gli Stati membri e gli stakeholder, lascia agli Stati membri la responsabilità di stabilire quali siano le attività culturali che meritano di essere sovvenzionate, dà la possibilità di erogare maggiori aiuti per le produzioni transfrontaliere e promuove il patrimonio cinematografico.
“L’obiettivo delle norme riviste è incoraggiare una creazione audiovisiva vitale in Europa preservando nel contempo la diversità culturale in tutta l’Ue”, ha commentato il Vicepresidente della Commissione Joaquín Almunia; “viene costituito un quadro Ue comune per il sostegno pubblico concesso dagli Stati membri che tiene conto della dimensione europea del settore audiovisivo ed è volto a garantire che esso resti redditizio e competitivo.”
Gli Stati membri destinano una cifra stimata pari a 3 miliardi di euro all’anno ad aiuti a favore dei film: 2 miliardi di euro di sovvenzioni e prestiti agevolati e 1 miliardo di incentivi fiscali. L’80% circa di tali risorse è utilizzato per la produzione di film. La percentuale più consistente di tali aiuti è erogata da Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Spagna.
Le nuove norme ampliano la portata della comunicazione sul cinema del 2001, che si applicava soltanto agli aiuti di Stato concessi per la produzione di film, estendendola a tutte le fasi di realizzazione delle opere audiovisive, dal momento in cui sono concepite fino al momento in cui giungono al pubblico. Le nuove regole europee sugli aiuti di Stato al cinema dall’Europa sono state rese necessarie anche dai profondi mutamenti giunti nell’ultimo decennio con la capillare diffusione delle tecnologie digitali.
“Vedo che oggi molti guardano film sui loro tablet, e sulle smart Tv a casa, ma per fortuna i cinema non sono vuoti”, ha detto Almunia. “Dovevamo ripensare le regole, anche per quanto riguarda la distribuzione, ma assicurandoci che chi vuole continuare ad andare al cinema possa farlo”.
Uno dei parametri chiave stabiliti dalla normativa è il limite sull’ammontare degli aiuti pubblici: non deve superare il 50% del valore della produzione. Tuttavia, e questa è una delle novità, in caso di produzioni cofinanziate da almeno due Paesi questa soglia si alza al 60%. Sta poi ai singoli Paesi decidere se procedere con sussidi diretti o con agevolazioni fiscali: su questo punto la Commissione è neutrale.
Bruxelles, ha spiegato Almunia, effettuerà controlli solo sul fatto che l’erogazione di aiuti non violi i principi base della concorrenza, creando indebiti vantaggi favore di alcuni e a danno di altri operatori. Tuttavia questo controllo non si spingerà alla valutazione dell’opportunità delle singole produzioni: in pratica spetta ai singoli Stati la vigilanza sul fatto che la politica non abusi dei fondi pubblici, o che li utilizzi per premiare operatori o ambienti ad essa legati.
E sempre ai singoli Stati spetta la responsabilità dell’efficacia pratica di queste forme di sussidi, tenuto presente che in Europa c’è un proliferare di produzioni, circa 1.300 film all’anno, che superano di gran lunga gli 800 film l’anno degli Usa, ma che non sempre riescono a raggiungere i livelli di successo di pubblico e fatturato delle “pellicole” di Hollywood.
Inoltre “un’altra cosa che non potevamo fare – ha aggiunto Almunia – era imporre ai Paesi di dare una priorità sugli aiuti al cinema rispetto alle sovvenzioni in altri campi. Specialmente in una fase difficile come questa”.
In base alle nuove norme, gli Stati membri continuano a poter imporre condizioni territoriali per le spese sostenute dai beneficiari di misure di aiuto a favore delle opere audiovisive. Questa restrizione delle norme del mercato unico Ue è giustificata dalla promozione della diversità culturale che richiede la tutela delle risorse e del know-how dell’industria a livello nazionale o locale. Le norme riviste garantiscono che tali obblighi territoriali restino proporzionati agli obiettivi da raggiungere. In particolare, gli Stati membri possono richiedere che il 160% degli aiuti concessi venga speso sul proprio territorio. Gli Stati membri possono inoltre esigere che, a prescindere dall’importo degli aiuti concessi, un livello minimo di attività di produzione si svolga sul proprio territorio come condizione per beneficiare degli aiuti. Tale attività non può mai corrispondere a più del 50% del bilancio di produzione. In tutti i casi, come in precedenza, gli obblighi territoriali per quanto riguarda le spese non possono superare l’80% del bilancio di produzione.
La nuova comunicazione sul cinema sottolinea anche l’importanza del patrimonio cinematografico europeo ed esorta a raccogliere, conservare e rendere accessibili i film europei. Gli Stati membri devono incoraggiare e aiutare i produttori a depositare una copia delle opere sovvenzionate ai fini della loro conservazione e utilizzazione a scopi non commerciali.
Gli Stati membri devono adeguare i loro regimi di aiuto a questa comunicazione entro due anni.