Cisco torna alla crescita dei ricavi per la prima dopo due anni. Vendite aumentate del 3%, cedola più pesante (del 14%). E la promessa di rimpatriare 67 miliardi di dollari. Si affaccia sul 2018 con questa carta d’identità il gruppo che ieri il mercato ha premiato. “Abbiamo avuto un bel trimestre, a dimostrazione che la nostra strategia sta funzionando – ha detto il Ceo di Cisco, Chuck Robbins -. Le nostre attività stanno crescendo, il nostro bilancio è forte e abbiamo un team che sta andando incredibilmente bene”. “Continuiamo a fare progressi mentre riorientiamo il business più verso il software” il commento del direttore finanziario Kelly Kramer.
Le stime degli analisti sono state battute anche se il periodo si è concluso in perdita a causa della riforma fiscale approvata negli Usa alla vigilia delle festività. Nel trimestre chiuso a fine gennaio il gruppo ha registrato perdite per 8,8 miliardi di dollari e un profitto di 2,3 miliardi. Al netto di voci straordinarie, tra cui l’impatto della riforma fiscale (11,1 miliardi di dollari), gli utili per azione sono saliti a 63 centesimi dai 57 centesimi dell’anno prima. Ricavi trimestrali aumentati del 3% annuo a 11,9 miliardi di dollari, oltre le previsioni del mercato. Outlook ritoccato al rialzo: si prevedono per il trimestre in corso ricavi in aumento del 3-5%.
Cisco ha dato anche il via libera a un incremento di 25 miliardi di dollari del piano di buyback. Alla fine del secondo trimestre fiscale l’azienda aveva cash per 73,7 miliardi di dollari, negli Usa la liquidità disponibile era di 2,4 miliardi. Grazie alla riforma fiscale di Donald Trump il gruppo vuole riportare in patria 67 miliardi ora parcheggiati all’estero.