“Le società in house possono essere un valido strumento di politica economica soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando”. Clara Fresca Fantoni, nuovo presidente di Assinter, spiega come si stanno evolvendo le aziende regionali e provinciali dell’Ict.
Presidente, le in house stanno cambiando pelle. Come?
Stanno progressivamente riducendo le attività operative, concentrando attenzione e risorse sulle attività a valore aggiunto legate alla qualificazione della domanda pubblica, tramite l’elaborazione di progetti e specifiche tecniche, da “consegnare” poi al mercato, sotto forma di appalti pubblici, per la conseguente realizzazione e gestione in sinergia con il mercato stesso. In questo contesto evolutivo le società devono essere viste sempre più come strumenti di modernizzazione delle PA territoriali che contribuiscono all’erogazione di servizi efficaci ed efficienti pur in un contesto di spending review.
Ha fatto cenno al rapporto in house-mercato. Spesso i player privati vi vedono come fumo negli occhi, accusandovi di minare la concorrenza. Cosa risponde?
Guardi per la mia esperienza di lavoro in una in house (Fresca Fantoni è direttore generale di Informatica Trentina ndr) posso assicurare che le società regionali e provinciali dell’Ict non viziano in alcun modo il mercato, semmai fanno da volano al settore dell’innovazione. D’altronde parlano i numeri: il valore della produzione del mercato delle in house è di 800 milioni di cui ben oltre il 50% viene riversato sul mercato. Le in house in quanto rappresentanti della domanda pubblica possono diventare un importante strumento di politica economica, capaci di identificare le azioni chiave per l’innovazione nella PA ed essere volano per il settore Ict.
Renzi vuole virare verso il consolidamento aggregando laddove più società svolgano le stesse azioni. Lei che idea si è fatta?
Le rispondo evidenziando il fatto che queste realtà sono un patrimonio importante per i territori per il capitale sociale che rappresentano e che, quindi, devono continuare ad esistere e rafforzarsi in futuro, agendo sul fronte della domanda.
Sì, ma in che modo?
Evolvendo verso funzioni di centrali di committenza pubblica che operano nella direzione di concentrare ed innovare la domanda. Si tratta di un ruolo fondamentale in un contesto amministrativo, come quello italiano, caratterizzato da un numero elevatissimo di piccole e piccolissime municipalità che per dimensione e, a volte, per carenza di risorse, rischiano di restare esclusi dai processi di innovazione amministrativa e sociale. In questo senso le in house possono svolgere un importante ruolo di sostegno per i piccoli enti nonché di conseguimento di economie di scala.
E in un tale contesto amministrativo crede che le tre priorità dell’Agenda digitale – fatturazione elettronica, identità digitale e anagrafe – possano funzionare da testa d’ariete della digitalizzazione del sistema Paese?
Li considero obiettivi nobili e precondizioni essenziali per la modernizzazione e l’efficientamento della macchina pubblica. A mio avviso, però, vanno integrati con progetti con “declinazioni” territoriali. Penso al tema della sanità elettronica, in particolare al progetto del fascicolo socio-sanitario, oppure agli shared services che mettono a fattor comune i servizi innovativi in una logica di partecipazione e riuso delle migliori pratiche. O ancora alle iniziative di consolidamento dei data center e dei servizi erogati in private cloud: di questi progetti le in house possono diventare i riferimenti sui territori.
Assinter è in prima linea anche sul tema delle competenze digitali. Come vi state muovendo?
Abbiamo lanciato, in collaborazione con il Politecnico di Milano e Sda Bocconi, la Assinter Academy che mira a colmare il cultural divide, integrando la formazione nel quadro di un più ampio progetto di sviluppo di competenze per la gestione dell’innovazione digitale nelle PA, partendo dal presupposto che la digitalizzazione è prima di tutto un processo di change management che va saputo governare con skills ad alto valore aggiunto. Inoltre Assinter è tra i firmatari dell’intesa con Agid per lo sviluppo delle competenze finalizzata all’individuazione degli skill professionali più adeguati all’evoluzione dell’IT, alla migliore definizione e attuazione dei programmi di divulgazione, nonché alla formazione e all’aggiornamento per le PA, la scuola e le imprese. Il tema delle competenze digitali è cruciale per il nostro Paese e l’Italia deve fare un salto di qualità: la formazione digitale è una precondizione per raggiungere gli obiettivi di ripresa economica e di crescita.
Clara Fresca Fantoni: “Le in house sono una ricchezza, no ai tagli”
Il nuovo presidente di Assinter evidenzia il ruolo chiave delle società regionali Ict: “Siamo un importante strumento di politica economica. Bisogna valorizzare la nostra capacità di identificare le azioni chiave per l’efficientamento delle PA territoriali”
Pubblicato il 14 Mag 2014
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