14 milioni posti di lavoro verranno creati di qui al 2015 grazie a di investimenti cloud pubblici e privati. A dirlo un nuovo studio di Microsoft realizzato da Idc che ha analizzato le tendenze di spesa per la nuvola in più di 40 Paesi e rilevato che l’innovazione IT derivante dal cloud computing è in grado di generare nuovi profitti aziendali per un valore di 1,1 miliardi di dollari l’anno.
Secondo “L’impatto del Cloud Computing sull’occupazione” – questo il nome dello studio – In Italia, si registrerà una crescita dell’occupazione del 125% con la generazione di oltre 80.000 nuovi posti di lavoro entro il 2015, passando da circa 67.500 a circa 152.000 figure legate al cloud pubblico e privato/ibrido all’interno delle aziende e più in generale nell’intero ecosistema IT.
"Il cloud accelera i processi di crescita e sviluppo di aziende di ogni dimensione, operanti in qualsiasi settore e area geografica, rendendo disponibili soluzioni tecnologiche evolute a costi contenuti e con modelli a consumo. Rappresenta quindi una leva strategica non solo per lo sviluppo delle singole imprese, ma più nel complesso per la ripresa dell’economia nazionale, oltre che mondiale, come evidenziato dallo studio di Idc – spiega Pietro Scott Jovane, ad di Microsoft Italia – Una comune ed errata percezione attribuisce al cloud computing la responsabilità di contribuire alla contrazione dei posti di lavoro, mentre in realtà esso favorisce la nascita di nuove figure professionali, poiché si tratta di una tecnologia capace di dare impulso all’innovazione e di generare nuove competenze in tutto il mondo, oltre che in grado di ridurre i costi IT".
I posti di lavoro correlati al cloud saranno quasi equamente suddivisi tra aziende con meno e con più di 500 dipendenti. Idc prevede inoltre che le piccole e medie imprese adotteranno i servizi cloud più rapidamente delle aziende di maggiori dimensioni, spesso già vincolate dagli investimenti già effettuati.
Lo studio ha inoltre rilevato che il numero di nuovi posti di lavoro creato dal cloud computing sarà proporzionale, anche se non completamente, alle dimensioni dei singoli settori. In alcuni di essi, quali servizi professionali e retail, l’elevata percentuale di piccole e medie imprese agevolerà la diffusione di questa tecnologia. In altri settori, ad esempio quello bancario, la percezione legata alla sicurezza potrebbe rallentare il passaggio al cloud pubblica, ma potrebbe favorire il ricorso ai servizi di cloud privato. Nel complesso, si prevede che le tre aree in cui verrà creato il maggior numero di posti di lavoro correlati alla nuvola saranno il settore Comunicazioni e Media (2,4 milioni), il settore bancario (1,4 milioni) e il settore del Manufacturing (1,3 milioni).
La più elevata percentuale di nuova occupazione si registrerà nei mercati emergenti, in particolare Cina e India che insieme, tra il 2011 e il 2015, dovrebbero generare circa 6,8 milioni di posti di lavoro correlati. Questo si può attribuire in parte alla disponibilità di un’immensa forza lavoro e in parte al fatto che molte aziende cinesi e indiane non sono vincolate da forti investimenti già effettuati per i sistemi IT. "Tendiamo a considerare Cina e India come mercati emergenti, mentre in realtà sono tra i primi ad avere adottato il cloud – rivela Gantz, Senior Vp Idc e autore dello studio – Non sono legati a sistemi esistenti, poiché hanno saltato questo passaggio e pertanto sono meno vincolati al passato".