La Net neutrality voluta da Barack Obama per gli Usa sarà ufficlamente “sepolta” l’11 giugno. Lo ha comunicato ieri la Federal Communications Commission in una nota che preannuncia l’abrogazione delle “vecchie” regole. Il “Restoring Internet Freedom Order” rovescia alcuni dei principali paletti del regolamento su Internet entrati in vigore con il governo precedente. La maggior parte dei controlli passa ora sotto la lente della Federal Trade Commisson.
Il presidente repubblicano della Fcc, Ajit Pai, ha spiegato che il rollout delle nuove regole non danneggerà i consumatori e restituendo Internet a uno scenario meno regolamentato, pre-2015: “L’effetto sarà l’accesso a un Internet migliore, più veloce, più economico e a una connessione gratuita e open che abbiamo avuto per molti, molti anni”. La Fcc ha dato ai fornitori di servizi Internet 30 giorni per conformarsi alle nuove regole sulla trasparenza.
L’annuncio segue a ruota l’ok del Senato alla proposta dei democratici di mettere ai voti l’eventuale revisione della decisione Fcc. Dalla parte dei senatori democratici anche alcuni di gruppi per i diritti civili. Il voto è calendarizzato per la prossima settimana, ma per i democratici la battaglia sarà dura.
“L’abrogazione della net neutrality consente ai provider di servizi Internet di mettere il proprio business davanti agli interessi dei consumatori” ha detto il sostituto procuratore di New York, la democratica Barbara Underwood.
Si tratta dell’epilogo di una combattuta decisione dell’attuale amministrazione Usa. Le regole del 2015 avevano stabilito che i fornitori di accesso a Internet (Isp) sono servizi di telecomunicazione assimilabili alle utility e ricadono nel Title II della legge sulle comunicazioni; ciò li ha resi passibili di maggiore intervento regolatorio. Da sempre osteggiata dalle grandi telco, questa disposizione pro-net neutrality è stata invalidata dalla Fcc, guidata dal chairman Ajit Pai che, come il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è nemico della regulation. I fornitori di banda larga tornano così nel Title I del Communications Act in quanto servizi di informazione, meno passibili di regolazione.