Si scalda la vertenza Comdata. Dopo l’annuncio della chiusura dei siti di Padova e Pozzuoli che mette a rischio 264 lavoratori per venerdì 18 sono previste 8 ore di sciopero nei call center coivolti e due ore di sciopero a fine turno su tutti gli altri siti in Italia. Si tratta di circa 60 adetti della sede campagna e i 200 restanti della veneta, 60 dei quali di Comdata tech quindi con contratto metalmeccanici.
A sostegno dei lavoratori scende in campo la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. “Le lavoratrici e i lavoratori delle sedi di Padova e Pozzuoli di Comdata hanno tutte le ragioni di mobilitarsi e protestare, la decisione dell’azienda è sbagliata è incomprensibile”. “Quella di Comdata – aggiunge il leader della Cgil – è una scelta che guarda solo al profitto, che non tiene conto della responsabilità sociale dell’impresa e che scarica solo sui lavoratori il costo di scelte ingiuste, alimentando così una competizione al ribasso e il dumping sociale”.
“Per queste ragioni – conclude Camusso – sosteniamo la lotta dei dipendenti di Comdata e saremo al loro fianco nelle ulteriori iniziative che metteranno in campo”.
La chiusura delle sedi di Pozzuoli e Padova rientra nella strategia di riallocazione delle commesse messa in campo da Comdata. Come spiega a CorCom Angelo Ughetta della Uilcom, “l’azienda intende spostare le attività di customer care del settore bancario, attualmente erogate dei call center di Padova, nella sede di Ivrea che ha subito un calo dei volumi di chiamate a seguito del ridimensionamento della commessa Tim (a Ivrea di fa principalmente customer care per le telco ndr)”. Nel call center piemontese ci so363 addetti in cassa integrazione a zero ore che dovrebbero – nelle intenzioni di Comdata – riprendere l’attività una volta spostata la commessa da Padova.
“L’azienda non ha perso commesse – puntualizza Ughetta – Per questo nelle prossime settimane chiederemo un incontro con i vertici per cercare soluzioni che possano mantenere in piedi le sedi anche ricorrendo, laddove possibile a strumenti di welfare”.
A Pozzuoli dove rischiano il posto circa 60 persone, invece, la situazione è più critica. Si tratta di un sito che non gestisce una commessa ma “pezzi” sparsi di altre attività che però sono “core” in altri siti. Inoltre molti lavoratori sono ex addetti Vodafone, passati in Comdata quando la società ha comprato il ramo d’azienda dalla compagnia e dunque con un costo del lavoro più alto rispetto agli altri.
Come spiega la società nella comunicazione di apertura della procedura per riduzione di personale, il sito di Pozzuoli “ha prodotto un valore della produzione insoddisfacente rispettoai costi com plessivi da esso sostenuti – si legge – difatti il costo del lavoro, sproporzionato rispetto alle commesserimaste e al fatturato generato, congiuntamente al ridotto dimensionamento, non permette più lacopertura dei costi fissi di gestione della struttura causando quindi un risultato di Ebitda costantementenegativo”. Per Comdata i risultati degli esercizi pregressi non sono stati idonei, e non lo potranno essere per il futuro, a sostenere i costi dell’unità produttiva di Pozzuoli e dunque “la prosecuzione delle attività si rivela essere una soluzione non perseguibile, stante l’incapacitàdei siti di poter proseguire l’attività in un equilibrio economico sostenibile”.
Stando a quanto risulta a CorCom il primo incontro tra azienda e sindacati a livello nazionale ci sarà a fine mese mentre quelli a livello territoriale, con la presenza delle istituzioni locali, inizieranno i primi di giugno.