ELEZIONI 2013

Confindustria digitale, l’Agenda in sei punti chiave

In vista delle elezioni l’associazione propone ai partiti le linee di intervento priorotarie: switch off della PA, sviluppo della domanda privata, investimenti infrastrutturali, ecosistema internet, venture capital e formazione dei lavoratori

Pubblicato il 04 Feb 2013

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Sei proposte molto dirette sul tema dell’Agenda digitale. Così Confindustria digitale ha messo nero su bianco le sue linee di intervento, in un documento che la Federazione sottoporrà ai partiti impegnati nella campagna elettorale. Obiettivo è discutere le priorità per lo sviluppo in Italia dell’internet economy. “Le nostre proposte di intervento puntano a switch off digitale della Pubblica Amministrazione, sviluppo della domanda privata, investimenti infrastrutturali, ecosistema internet, creazione di un vero mercato di Venture capital e formazione dei lavoratori per il settore” spiega il presiente di Confindustria digitale, Stefano Parisi, riferendosi al documento e le azioni che le imprese dell’associazione intendono mettere in campo.

Parisi, infatti, annuncia che “nella prossima settimana” avrà incontri con le forze politiche, riferendo che il partito di Pierluigi Bersani ha “già contattato la Federazione” ed ha messo on line un proprio programma per l’Agenda digitale. “Il Pd ci ha contattato, avremo un incontro a giorni” dice Parisi. Ma non solo. “Confindustria Digitale, con questo documento approvato da tutti i soci – sottolinea Parisi – vuole stimolare un confronto ampio prima delle elezioni” con tutti i competitors politici. “L’Agenda digitale deve diventare un asse della politica come il risanamento dei conti pubblici e il fiscal compact” puntualizza il presidente.

“Ai partiti – anticipa ancora Parisi – chiederemo un impegno ad attuare il programma ed a rispettare le indicazioni che arrivano dall’Ue”. “Tutto il nostro progetto -spiega – mira alla crescita, allo sviluppo e all’occupazione. Per noi è necessario un forte commitment politico del futuro Premier perchè un ministro, per giunta senza portafoglio, non servirebbe per portare avanti il grande programma dell’Agenda digitale“. “Al momento – rileva Parisi – si sta parlando di altro in campagna elettorale, la internet economy porta crescita, speriamo e chiediamo che entri con voce forte nei programmi elettorali”. Entra nel merito dei topics del settore il documento di Confidustria digitale, che vuole essere, spiega Parisi, “un contributo ai programmi del Governo 2013-2018, per rispondere agli obiettivi dell’Agenda digitale europea 2015-2020“.

Partendo dallo switch off al digitale della Pubblica amministrazione, Confindustria Digitale sottolinea che “l’efficienza e la riduzione del costo della macchina amministrativa passa attraverso la sua digitalizzazione” e ricorda che “la Pubblica Amministrazione usa i fattori produttivi in modo squilibrato, troppe risorse umane e troppa poca tecnologia oppure dove ha tecnologie innovative usa lavoro poco specializzato, e tecniche di produzione superate, basate sul ciclo cartaceo di documenti, e quindi produce a costi superiori al necessario”. “Ma – si sottolinea nel documento – per rendere il sistema più efficiente occorre una strategia end to end”.

“Occorre quindi – prosegue il documento – intervenire sulla revisione dell’architettura delle informazioni, sull’aggiornamento delle infrastrutture, sulla piena interoperabilità dei dati tra le diverse pubbliche amministrazioni, su processi e soluzioni standard che evitino duplicazioni e ridondanze, sull’unificazione degli strumenti di accesso ai servizi tramite la carta d’identità elettronica intesa come ‘documento unificato basato su banche dati integrate'”. Intanto sull’e-government l’Europa chiede che entro il 2015 il 50% della popolazione dell’Ue dovrà usare servizi on line, mentre in Italia, calcola il Centro studi di Confindustria Digitale, ben il 22% delle famiglie non hanno un computer e banda larga.

“L’infrastruttura Adsl c’è ed è negli standard europei ma nel nostro Paese grava un problema culturale nell’uso di internet – sottolinea Parisi – Il problema coinvolge gli over 55 che sono il 30% della popolazione occupata, come dire 1 italiano su 3. Dobbiamo convincere questa fascia di italiani ad usare la rete, il vantaggio economico dei servizi on line ammonta a circa 2.000 euro l’anno di risparmi per le famiglie, solo se pensiamo ad assicurazioni, banche o viaggi” aggiunge. Per l’Ue entro il 2015, il 25% della popolazione europea deve fare transazioni on line con la PA ed in Italia siamo invece all’8%. “Il gap è grande, siamo pochi, ma sono pochi anche i servizi completi offerti on line da istituzioni, grandi enti di servizi o istituti di credito”, sottolinea Parisi.

Lo sviluppo della domanda privata è poi un’altra delle priorità di Confindustria Digitale. Anche sul fronte della digitalizzazione delle imprese l’Italia infatti è in ritardo. “Occorrono agevolazioni fiscali per favorire l’e-commerce e la messa in rete delle piccole imprese italiane”, spiega la Federazione nel documento. Eppure la Commssione Ue dice che entro il 2015 il 33% delle Pmi europee dovrà vendere on line i suoi prodotti: l’Italia sta al 4%. “C’è un gran ritardo abbiamo per questo proposto incentivi fiscali con Iva agevolata dal 21% attuale al 10% per le imprese che vendono su internet beni e servizi, con un calcolo di gettito inferiore per le entrate di circa 350-400 mln in meno, ma questo spingerebbe la crescita dell’internet economy che pesa ion Italia solo il 2% del Pil contro un valore tra il 4% ed il 7% dei Paesi europei virtuosi” calcola Parisi.

Sugli investimenti infrastrutturali, Confindustria Digitale nel suo documento chiede “un quadro autorizzativo semplice e omogeneo che può favorire gli investimenti nelle infrastrutture di telecomunicazione Ngn e Lte. “Sulla copertura della banda larga l’obiettivo Ue è del 100% al 2013, noi siamo al 95% soprattutto con l’infrastruttura mobile ed, entro fine anno, con gli investimenti degli operatori, arriveremo al 100%, quindi in linea con l’Ue” assicura Parisi. Un intero capitolo del documento è poi dedicato all’ecosistema internet: la Federazione sottolinea che lo sviluppo dell’economia digitale passa “anche dall’ammodernamento del nostro sistema legislativo e regolatorio”, “dalla tutela della proprietà intellettuale e industriale, dall’adozione di un quadro regolamentare semplificato per la privacy e la sicurezza online, dalla promozione dei sistemi di pagamenti mobili”.

Inoltre, Confindustria Digitale pone tra le priorità anche la creazione di un vero mercato di Venture capital, quindi, dice nel documento, bisogna proseguire con l’obiettivo di sostenere la nascita di start-up innovative, lanciando un Fondo di Investimento per sviluppare il mercato del Venture capital. “C’è la legge sulle start-up del Governo Monti, noi abbiamo studiato il modello tedesco dove lo Stato ha investito circa 300mln di euro, in Italia – dice Parisi – si potrebbe creare un Fondo pubblico-privato per aiutare il mercato. Nel fondo tedesco, inoltre, entrano nella gestione dei fondi anche le imprese, di solito le grandi, con spin-off dove portare progetti innovativi”. Infine c’è il grande capitolo della formazione dei “lavortari digitali”. (segue)

Bisogna creare, esorta il documento di Confindustria Digitale, “meccanismi per promuovere la formazione in questos ettore degli studenti, dei lavoratori e delle categorie svantaggiate”. Il punto è cruciale. Mentre nel 2015 la Commissione Europea stima che il 90% dei lavori richiederà skills digitali in tutti i settori, secondo un dato Unioncamere, nel nostro Paese non si trova ben il 40% dei professionisti richiesti dal mercato dell’Ict e tutta la filiera occupa circa 600 mila persone. “D’ora in poi, dal turismo al manifatturiero, saranno richieste competenze digitali, la domanda di skills digitali è assolutamente trasversale, tocca tutti i settori produttivi” sottolinea Parisi.

Su questo fronte, Confindustria Digitale riferisce di aver attivato con Fondimpresa, il fondo bilaterale Confindustria-sindacati, un finanziamento da 1 mln di euro, partito già a metà gennaio, per la formazione digitale degli occupati nel manifatturiero. Sul tavolo anche un progetto con Fondirigenti per le pmi che potrebbe spingere il riposizionamento di coloro che sono usciti dalle aziende. Ma non solo. Scuola e occupazione giovanile sono per Confindustria Digitale un ulteriore importante capitolo. In Italia, ricorda la Federazione, sono 2 milioni i giovani tra i 15 ed i 29 anni scoraggiati, persone che hanno abbandonato gli studi, non cercano lavoro e non sono adeguatamente formati.

“Questi ragazzi, queste persone vanno tolte da un pericoloso limbo e la formazione digitale può essere la strada” taglia corto Parisi. Dunque, la Federazione delle imprese Ict è convinta che è su questo bacino che bisogna spingere sulla formazione digitale per alzare l’occupazione giovanile. Confindustria Digitale, per questo, riferisce che sta lavorando con il Miur ad un progetto nella scuola perchè gli skills digitali vengano inseriti nel programma del nuovo liceo Economico Sociale. Il dialogo con il Miur, riferisce, è partito a dicembre scorso e si lavora ad un progetto specifico. Ma per la Federazione bisogna fare un passo oltre. Alle imprese, dice, servono “non solo tecnici ma persone che coniughino il tecnicismo a competenze trasversali e gestionali di lunga visione”.

A commentare la proposta di Confindustria Digitale, Linda Lanzollotta che considera i punti del documento “importanti e condivisibili”. “L’unico programma che si occupa di Agenda digitale è l’Agenda Monti in cui c’è un intero capitolo su questo tema considerato punto centrale della politica economica” sottolinea Lanzillotta annunciando che “entro la prossima settimana “sarà pronto un nostro progetto completo dell’Agenda digitale”. evidenzia Lanzillotta all’AdnKronos.

“Bisogna ampliare la rete Ngn per rendere convenienti i servizi e dove non arriva il privato deve arrivare il pubblico – dice Lanzillotta – E’ necessario, inoltre, garantire l’interoperabilità dell‘Agenzia per l’Italia digitale che deve partire e, se non ci sono le condizioni per essere operativa, vanno allora corretti gli errori e non aspettare cinque anni”. “Per quanto riguarda gli organismi regionali sono una delle degenerazioni” dice Lanzillotta che propone di “accorpare le società in house regionali che gestiscono Ict pubblica, trasformarle in Agenzie per grandi macroaree territoriali e farle dialogare con l’Agenzia nazionale per l’Italia Digitale, valorizzando professionalità compresse da modelli di governance in cui la politica si impone oltre ogni limite”.

Per Lanzillotta, inoltre, “siamo indietro anche con la digitalizzazione delle Pmi che hanno difficoltà a trasferire su internet i loro prodotti e servizi”. “Mi auguro quindi che Confindustria Digitale sia un interlocutore perchè non sempre questa componente delle imprese dell’Ict è stata rappresentata, anzi a volte -conclude- è stata sopraffatta dalle aziende di Tlc”.

L’Agenda digitale “è al centro del programma di governo del Pdl ed il presidente Silvio Berlusconi annuncerà i contenuti del progetto lunedì o martedì prossimo”. Ad anticiparlo all’Adnkronos è il parlamentare del Pdl Antonio Palmieri riferendo che il programma sarà annunciato “attraverso il Corriere delle Comunicazioni, uno dei migliori ambienti – spiega – per chi segue la platea del settore del digitale”.

Riguardo il documento che Confindustria digitale sottoporrà la prossima settimana ai competitors della campagna elettorale, Palmieri sottolinea che “tutti i temi sono consivisibili ma su ciascuno non si parte certo da zero”. “Quello che è stato realizzato sull’Agenda digitale dal Governo Monti – ricorda – è la prosecusione di quanto fatto dal Governo Berlusconi e dal ministro Renato Brunetta nella Pubblica Amministrazione”. Inoltre, continua Palmieri, “in questo ultimo anno sull’Agenda digitale abbiamo fatto un lavoro importante condiviso con Gentiloni e Rao” riferendo che mercoledì prossimo, a Palazzo Marini, ci sarà un confronto sull’Agenda digitale italiana nella prossima legislatura”, cui prenderanno parte, con Palmieri, Paolo Gentiloni del Pd e Linda Lanzillotta di Scelta Civica con Monti per l’Italia.

Due i punti chiave che per Palmieri devono essere affrontati subito per la internet economy. “Per noi – dice – il primo punto è portare a compimento le cose fatte altrimenti vanno perse, quindi bisogna approvare rapidamente i decreti attuativi previsti dal governo Monti in Crescita 2.0″. Palmieri, inoltre, ritiene “ottimo” il capitolo sul Venture capital citato nel documento di Confindustria Digitale così come il sostegno alle strat-up. “Bisogna spingere sul crowdfunding per supportare le iniziative delle imprese, va colmata la lacuna delle grandi banche che fanno fatica a finanziare le idee e l’innovazione” conclude.

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