L'INTERVISTA

Contratto Tlc, Ugliarolo: “Intesa future proof, ora le istituzioni facciano la loro parte”

Il segretario generale della Uilcom: “Sindacati e Asstel hanno firmato un accordo che guarda alla grande trasformazione del lavoro. Adesso governo e parlamento devono stabilire modalità di finanziamento del nuovo fondo di settore e applicare regole certe nei call center”

Pubblicato il 23 Nov 2020

salvo-ugliarolo-uilcom

“Un contratto che guarda al futuro, alla nuova organizzazione del lavoro ai tempi del digitale, alla formazione come diritto del lavoratore. Un contratto che regola oggi anche quello che succederà domani”. Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom, spiega perché il contratto nazionale delle Tlc può rappresentare un driver di sviluppo non solo per il settore ma per tutto il sistema Paese.

Ugliarolo, perché il Ccnl è un driver per l’Italia che punta alla ripartenza post-Covid?

Facciamo un passo indietro. Il settore delle Tlc è stato uno di quelli che ha mostrato un’incredibile resilienza di fronte alla pandemia, quello che ha consentito al Paese di non fermarsi. Basti pensare allo smart working e alla didattica a distanza, abilitati dalle reti degli operatori che hanno sostenuto un carico mai visto prima.

E allora?

La pandemia ha messo in evidenza, ancora di più, il ruolo centrale delle reti nel buon funzionamento di Paese, ha messo alla prova gli operatori. E la prova è stata superata. Ora, con l’intesa trovata sul nuovo contratto, si fa tesoro di quello che è successo in questi ultimi mesi per avviare la transizione verso un futuro che dovrà essere sempre più digitale e sostenibile. Oltre a ciò si tratta di un segnale importante per le migliaia di lavoratori. L’istituzione del fondo di solidarietà, nuove regole per il mondo del contact center così come l’attenzione dimostrata verso i lavoratori più in difficoltà – penso a chi ha figli con patologie o disabilità, alle donne vittime di violenza – fanno di questa intesa un tassello importante per il rilancio delle relazioni industriali nell’era della digital transformation.

Effettivamente è  l’unico contratto rinnovato, quando ce ne sono decine e decine in attesa di rinnovo…

Questo è il frutto di anni di sana collaborazione tra aziende e sindacati, di relazioni industriali imperniate sulla fiducia reciproca e sulla consapevolezza che se le Tlc tengono, tiene il Paese. E che, se i diritti dei lavoratori vengono tutelati e alle aziende è consentito crescere in maniera sostenibile, a guadagnarci è l’economia intera, non solo i diretti interessati.

È stato istituto il Fondo bilaterale di settore, in cosa consiste?

Si tratta di un fondo attraverso il quale si potranno gestire i processi di riqualificazione e di aggiornamento delle competenze – da segnalare che sono state inserire 26 nuove figure professionali – accompagnando ed integrando i nuovi strumenti di politica attiva del lavoro, garantendo la maggior occupabilità possibile.  Perché il fondo diventi operativo serve però l’ok del ministero del Lavoro.

Come verrà finanziato?

Con un contributo diretto da parte delle aziende e dei lavoratori, con una piccola trattenuta in busta paga: per 2/3 a carico azienda e 1/3 a carico dei lavoratori. L’ammontare delle risorse così determinate rischia però di non essere sufficiente. Ecco perché chiediamo alle istituzioni di fare loro parte. Si potrebbe ad esempio pensare di inserire nelle bollette una minima trattenuta – si parla i poco più di 10 centesimi a famiglia – per andare a finanziare questo strumento. Strumento che funzionerà anche come ammortizzatore sociale, evitando allo Stato di sobbarcarsi l’onere di eventuali nuove Cig. Ci pare, dunque, importante che governo e parlamento facciano la loro parte. Così come chiediamo un impegno per il settore della customer care.

Cosa chiedete al governo per i call center?

Nel contratto abbiamo messo nero su bianco importanti tutele per i lavoratori del settore. Possiamo dire che per la prima volta si è avuto un approccio industriale al comparto. Ora la palla passa alle istituzioni: serve un forte impegno affinché ci siano regole stringenti sulle gare pubbliche. Chiediamo che in quei bandi sia espressamente previsto che le aziende partecipanti applichino i contratti nazionali così come le tabelle retributive del Mise. E la clausola sociale deve essere la bussola nei cambi di appalto.

Un altro aspetto importante riguarda lo smart working…

Lì abbiamo fatto tesoro degli accordi aziendali firmati in questi anni con i big del settore nonché regolato quanto firmato nelle linee guida sul lavoro agile della scorsa estate. Si apre l’era di una modalità di lavoro basata sulla fiducia e sulle relazione ma che al contempo rilancia sui nuovi diritti, come quello alla disconnessione.

Anche sulla parte economica è stato raggiunto un buon accordo.

È stato concordato un aumento del Trattamento Economico Minimo (Tem) di 70 a regime al livello 5 della scala inquadramentale. L’aumento sarà corrisposto in quattro tranche a partire da aprile 2021. Con le stesse decorrenze verrà corrisposto, nell’ambito del Trattamento Economico Complessivo (Tec), l’Elemento Retributivo di Settore riferito alla produttività nella misura di 30 euro. Si tratta complessivamente di 100 euro di aumento. Sono state condivise discipline specifiche riferite a esigenze, anche di carattere sociale, dei lavoratori quali ferie solidali, ampliamento del periodo di comporto di malattia per i lavoratori affetti da gravi patologie, permessi e aspettative per le vittime di violenza e per genitori con figli affetti da Dsa.

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