Telecom Italia è un “asset strategico” per il Paese e “prima di passarla di mano ad aziende straniere bisogna valutare gli effetti sul sistema paese e studiare la sostenibilità finanziaria dell’eventuale progetto”. Lo ha detto al Corriere delle Comunicazioni, Paolo Coppola deputato del Pd e membro della commissione Trasporti e Tlc della Camera. Per quanto riguarda lo scorporo, secondo Coppola, “è un progetto su cui bisogna andare avanti senza indugi dato che va nella direzione di aumentare la concorrenza del settore”. “Ovviamente, anche in questo caso, vanno valutati – evidenzia – le modalità di separazione della rete e i costi. In questo senso sarebbe utile un ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nella newco ma solo come partner finanziario e non come gestore”.
Le manovre nel settore delle Tlc e la scadenza del patto Telco il 28 ottobre mettono il gruppo italiano sotto i riflettori. Gli occhi del mercato sono puntati sue due fronti: il piano industriale di Telecom Italia – di oggi la notizia che slitta il Cda del 19 settembre convocato appunto per il piano e le trattative tra Telefonica e gli altri soci Telco, in vista della scadenza dei termini per annunciare la disdetta al patto Telco, il 28 settembre.
Al momento solo Mediobanca, azionista di Telco con l’11,62%, ha espresso ufficialmente la volontà di uscire dalla holding azionista di Telecom. Gli altri soci, Generali con il 30,58% e Intesa Sanpaolo con l’11,62%, stanno alla finestra, in attesa del piano di Bernabè e della proposta di Telefonica. Il gruppo spagnolo, rappresentato nella partita dal cfo della società e vice presidente di Telco, Angel Vila Boix (nei giorni scorsi avrebbe sondato il terreno anche con le autorità italiane) sarebbe pronto a fare la sua offerta, a patto che anche gli altri azionisti Telco facciano la loro parte. Ma gli azionisti italiani sarebbero scettici. Motivo per cui le trattative con il gruppo spagnolo sono ancora aperte.
Ma la soluzione di una fusione non è ritenuta praticabile da Telefonica nell’immediato che punta a ridurre il debito, soprattutto dopo l’operazione E-Plus in Germania. L’incorporazione di TI inoltre metterebbe gli spagnoli nelle condizioni di dover subito affrontare il problema delle attività in Brasile e Argentina. Per questo – precisa il quotidiano – il second best per gli spagnoli sarebbe un percorso di integrazione a tappe che prenda tempo per smantellare almeno Tim Brasil e ridurre il debito delle sue compagnia, con il rischio però che a fine percorso Telecom valga molto meno di oggi.
Intanto il cda di Telecom chiamato ad esaminare il piano industriale, previsto per giovedì 19 settembre, slitta. A questo proposito il presidente esecutivo Franco Bernabè ha chiarito: “”Non era mai stato convocato un Cda per il 19 settembre, c’è un consiglio già previsto per il 3 ottobre e abbiamo deciso di farne uno solo”.
Nella prima riunione utile il board tornerà a esaminare le principali linee guida del Piano industriale predisposto dal presidente esecutivo Franco Bernabè e dall’Ad Marco Patuano. Sul tavolo ci sarà l’esame di possibili alleanze strategiche per l’azienda, anche alla luce dei cambiamenti che a breve potrebbero avvenire nella holding di controllo Telco.
Secondo Bernstein – che analizza le manovre del mercato delle tlc – “tutte le strade portano a Roma” ed in particolare a Telecom Italia. Gli analisti credono infatti che “con l’M&A nel comparto delle tlc nella mente di tutti, pensiamo che valga la pena sottolineare che, in molti modi, tutte le strade portano a Roma e Telecom Italia probabilmente è in cima alla lista di diverse compagnie globali”.
Secondo Bernstein le varie discussioni M&A nel comparto spingono le aziende che hanno un interesse su Telecom Italia ad accelerare i loro piani. “Pensiamo che gli azionisti possano raddoppiare i loro soldi in un periodo di tempo relativamente breve e alziamo il rating da market-perform a outperform”, si legge nel report.