Copyright, le telco alla Ue: “No alla revisione della direttiva”

Secondo l’Etno e le altre associazioni di settore il testo garantisce un framework funzionante per l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale: “Servono invece soluzioni innovative contro le violazioni, basate su offerte disponibili a prezzi ragionevoli e su nuovi modelli di business”

Pubblicato il 06 Apr 2011

Le telco europee scendono in campo per il copyright digitale.
L’associazione, insieme ad altre associazioni europee degli
operatori di comunicazioni elettroniche (Cable Europe, Ecta,
EuroIspa e Gsma Europe) ha inviato una dichiarazione congiunta al
presidente della Commissione europea Barroso e ai commissari
Almunia, Barnier, Dalli, De Gucht, Kroes, Reding, Tajani, per
illustrare la posizione del settore in vista della nuova strategia
europea in materia di Intellectual Property Right (Ipr) nel mondo
digitale, a cui Bruxelless sta lavorando in questi giorni.

Le associazioni, pur confermando l'impegno a investire nello
sviluppo delle reti e del mercato, sottolineano per la necessità
di adattare i modelli di business tradizionali al nuovo contesto
online, al fine di costruire un vero mercato unico digitale.
Secondo le associazioni, la strategia europea sugli Ipr per il
mercato digitale deve essere ambiziosa e di ampio respiro per
facilitare questa transizione verso nuovi modelli di business.

Secondo l’Etno e gli altri l’Europa dovrebbe concentrarsi anche
su quelle “iniziative volte a rimuovere le reali barriere che
impediscono lo sviluppo del mercato unico digitale, spingendo
affinché i contenuti digitali legali siano resi maggiormente
disponibili a condizioni ragionevoli, sia in termini di tempo sia
di prezzo, e, allo stesso tempo, superando i vecchi meccanismi
delle licenze, frammentati ed onerosi, a favore di un maggior grado
di trasparenza, concorrenza e gestione delle società di gestione
collettive e delle relative licenze”.

Gli operatori non condividono invece l'attuale intenzione della
Commissione di avviare un processo di revisione della Direttiva
sull'applicazione degli Ipr (la cosiddetta Ipred), poiché essa
offre tuttora un framework equilibrato e funzionante per
l'applicazione degli Ipr e fornisce alle autorità nazionali
gli strumenti legali necessari per contrastare le eventuali
violazioni. La recente trasposizione della Direttiva nella maggior
parte dei paesi membri e la conseguente scarsa valutazione sulla
sua applicazione rende il processo di revisione prematuro e non
fondato su dati oggettivi e completi. Di conseguenza la Commissione
dovrebbe concentrarsi piuttosto nel favorire la trasposizione
armonizzata della Direttiva.

A preoccupare ancora di più il settore, poi, il fatto che una
modifica dell’Ipred potrebbe apportare cambiamenti al regime di
responsabilità stabilito dalla Direttiva europea sul Commercio
Elettronico. “E' necessario invece – precisano le
associazioni – che i principi di questa direttiva vengano
preservati poiché una loro modifica potrebbe accrescere
eccessivamente gli oneri a carico degli operatori del settore, ad
esempio imponendo un obbligo generalizzato di monitoraggio delle
comunicazioni online – contrario appunto alle norme attualmente in
vigore – con impatti fortemente negativi sull’innovazione,
distorsioni della concorrenza e violazione dei diritti fondamentali
della privacy e della libera circolazione delle
informazioni”.

L’industria delle comunicazioni elettroniche chiede dunque alla
Commissione, nell'ambito della sua strategia, di spostarsi
dall’intensificazione delle misure e delle sanzioni già in
vigore all’elaborazione di nuove soluzioni sostenibili contro le
violazioni del copyright che risiedano nell’elaborazione di
offerte legali innovative, disponibili a prezzi ragionevoli e
basati su nuovi modelli di business che soddisfino le aspettative
degli utenti. Queste diventerebbero nuove fonti di ricavo e allo
stesso tempo di compensazione per i creatori di contenuti. Inoltre,
un maggiore grado di consapevolezza generale del valore degli Ipr
come asset economico e culturale costituirebbe un valido deterrente
per le violazioni del copyright.

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