Apple non riuscirà a rispettare la guidance per i ricavi del trimestre in corso a causa della ridotta capacità di distribuire iPhone su scala globale e della flessione della domanda in Cina come effetto del coronavirus. Lo ha reso noto la stessa Apple in una lettera agli investitori.
L’azienda degli iPhone aveva detto a fine gennaio di aspettarsi vendite nette comprese fra 63 miliardi e 67 miliardi di dollari nel suo secondo trimestre fiscale. Apple non ha fornito una nuova previsione ma ha solo indicato che i ricavi risulteranno inferiori alla guidance.
La Cina è un mercato chiave
Apple fabbrica la maggior parte degli iPhone e altri suoi prodotti in Cina. A causa del coronavirus l’azienda americana ha dovuto temporaneamente fermare la produzione e tenere chiusi i punti vendita in Cina. Alcuni Apple store hanno riaperto la scorsa settimana ma con orario ridotto. Le fabbriche sono tornate tutte in attività, ma Apple si aspetta comunque difficoltà a consegnare i volumi previsti di iPhone su scala mondiale.
La Mela ha scritto nella lettera agli investitori che “il ritorno alla normalità è più lento del previsto” dopo le vacanze del Capodanno cinese che le autorità hanno forzatamente esteso per contenere i contagi.
Il fatturato di Apple che viene dalla “Greater China” – l’area che comprende Cina, Hong Kong, Macao e Taiwan – nel 2019 è stato di 43,6 miliardi di dollari, pari al 16,7% del totale. Gli analisti avevano già parlato di possibili effetti sul business. Cupertino ha tra l’altro in cantiere un iPhone “low-cost” destinato alla Cina, con un possibile lancio a marzo, ma il progetto potrebbe essere rinviato a causa dell’instabilità del mercato cinese.
Occasione per Samsung?
Secondo alcuni analisti le difficoltà annunciate da Apple potrebbero trasformarsi in un vantaggio per la rivale Samsung, che da anni ha spostato il manufacturing di circa la metà dei suoi smartphone in Vietnam, dove gli effetti del coronavirus sulle attività produttive è limitato.
Huawei, l’altro grande contendente sul mercato degli smartphone, non ha annunciato problemi nella catena produttiva, ma secondo gli analisti e fonti della supply chain sentiti da Reuters, potrebbe andare incontro alle stesse difficoltà di Apple, perché dipende fortemente dalle fabbriche e dalle componenti cinesi. Molte aziende sia cinesi che straniere hanno cominciato a riaprire le fabbriche rimaste ferme per settimane a causa del coronavirus, ma lavorano a ritmi ridotti,per la mancanza sia di personale sia di forniture.
Inoltre, per Apple e soprattutto per Huawei il mercato cinese è fondamentale per le vendite, mentre Samsung negli ultimi anni ha ceduto il terreno alle rivali e quindi non soffrirà lo stesso impatto dalle chiusure dei negozi o dal calo della domanda.
Ciò non esenta completamente l’azienda coreana dalle incertezze create dal coronavirus. Non solo perché la situazione potrebbe aggravarsi in Vietnam, ma soprattutto perché Samsung si approvvigiona comunque di componenti dalla Cina e dipende dalle fabbriche cinesi per i suoi modelli low-cost.
Secondo Idc, infatti, l’epidemia di coronavirus rischia di produrre un effetto drammatico su tutte le vendite di smartphone in Cina, di qualunque brand, con un potenziale calo anno su anno di oltre il 30% delle unità distribuite nel trimestre gennaio-marzo.