PUNTO DI VISTA

Cosentino: “Wifi, leva di progresso per l’Italia”

Il vicepresidente di Cdti Roma: “Sarebbe utile ricostituire un tavolo governativo per definire le strategie di rilancio”

Pubblicato il 07 Apr 2013

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ll tema della innovazione del sistema Paese viene spesso associato a quello della banda larga, anche se non è solo un problema di infrastrutture tecnologiche. Ecco quindi le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti di voler portare il wifi free in tutta la nazione, realizzando una potentissima rete wifi da costa a costa, dichiarazioni subito s corrette, conseguenza dell’ambiguità della parola “free” e di pressioni delle lobby degli operatori telefonici.
In Italia il tema è da tempo presente in tutti i programmi dei partiti, si cita tanto in questo periodo il Programma M5S: “Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano”. Eppure, nonostante i tanti investimenti in corso, che spesso avvengono senza coordinamento, si evidenzia la scarsa disponibilità di banda, perché “l’asticella” al di sotto della quale si cade in digital divide continuamente si alza, si pensi all’enorme impatto dovuto al fatto che gli utilizzatori dei tablet, potenti consumatori di banda, a fine 2012, erano in Italia 6.8 milioni.
Sin dal 1997 – quando l’Ieee ha creato il primo standard per Wlan 802.11 – le tecnologie WiFi si sono affermate come un formidabile strumento per superare il digital divide. In Italia la svolta si ha però nel 2004, con la liberalizzazione delle frequenze usate nelle reti wireless. Ma in questo ambito bisogna utilizzare al meglio tutte le tecnologie di comunicazione, integrando tra loro reti wired e wireless, prevedendo l’estensione delle tratte in fibra ottica sulle dorsali – per problemi di costi appare difficile coprire dappertutto in F.O. il cosiddetto “ultimo miglio” – cui possono “attaccarsi” i diversi operatori per portare la banda larga sin nelle piazze, nei parchi, nei pubblici esercizi, nelle case e negli uffici privati e pubblici.


Di conseguenza, numerosi centri commerciali e distretti industriali, Comuni e Comunità Montane, ma anche intere Province o Regioni, stanno già realizzando o hanno già realizzato una propria rete integrando fibra ottica e wireless. Dove questo non è avvenuto, bisogna adoperarsi per recuperare in fretta il ritardo. Sono soprattutto i Wisp, centinaia di Pmi sparse per l’Italia, che danno lavoro a migliaia di lavoratori fortemente specializzati, che si fanno carico di portare la banda larga anche nei territori a “fallimento di mercato”, dove i grandi operatori non trovano profittevole intervenire. Ed anche ad essi bisogna pensare quando – dando seguito all’ultimo impegno governativo di risolvere il digital divide – partono le gare di Infratel con l’obiettivo di realizzare delle tratte in fibra ottica per portare la banda larga alle centrali telefoniche. Bisogna portarla anche fino ai tralicci degli operatori wisp che poi la utilizzano come dorsale per la diffusione di copertura wifi nel territorio.

Grandi utilizzatori della banda larga sono i pubblici esercizi, che però, in questo momento di grandi difficoltà, vanno sostenuti, sgravandoli da obblighi di registrazione dei clienti. Bene ha fatto la Federazione Italiana Pubblici Esercizi a segnalare con forza la possibile cancellazione del decreto Pisanu, che obbliga i locali pubblici a registrare tutti i clienti che chiedono accesso wifi. Ma il comunicato di Fipe ha scatenato in merito al tema un contrastato dibattito su Internet, tema affrontato a livello europeo. È importante che Fipe si faccia promotore di un tavolo legislativo affinchè, nella diversa interpretazione della norma, chi può sentenziare sentenzi, anche nell’interesse dei pubblici esercizi.
Sono tanti i fronti su cui operare in modo che la banda larga sia utilizzata come leva di progresso del Paese; sarebbe utile ricostituire un tavolo governativo intorno al quale siano presenti le giuste competenze.

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