Crisi di vocazione di proporzioni mondiali

Aimone Marsa, presidente Gtti: corsi di laurea a rischio accorpamento. Parte della colpa è da attribuire all’enfasi negativa data dai media

Pubblicato il 22 Set 2009

Quando si sono riuniti a Parma per il loro meeting annuale, i
membri del GTTI (Gruppo telecomunicazioni e tecnologie
dell’informazione), che riunisce oltre 300 persone da 37
università, avevano chiaro che il calo degli iscritti è un
problema da affrontare di petto.

“Si tratta di un fenomeno generalizzato, c’è stata una curva
che ha visto un picco delle iscrizioni ai corsi delle
telecomunicazioni verso la fine degli anni Novanta – inizio degli
anni 2000, perché in quegli anni la situazione era drogata dalla
neteconomy. Da allora i numeri sono scesi in maniera abbastanza
drastica, con un fattore due, tre e anche quattro (ovvero con cali
dal 50 al 75 per cento, ndr)”, ha spiegato Marco Ajmone Marsan,
docente al Politecnico di Torino e presidente del Gtti.
Il rischio con cui molte università si devono confrontare è ora
quello di accorpare corsi di laurea fra di loro, perché tenerli
separati è improponibile. “E in certi casi sarebbe un vero
peccato – commenta il professor Ajmone -. È ovviamente una cosa
logica accorpare se i numeri non consentono di mantenere in vita un
corso di laurea specifico in telecomunicazioni, ma così facendo si
perdono spesso competenze importanti”.

Come ad esempio a Bologna, dove storicamente c’era un gruppo di
ricercatori che avevano fatto la fortuna di Telettra, quando
l’azienda esportava i suoi ponti radio in tutto il mondo, e dove
ora ingegneria delle telecomunicazioni è stata accorpata ad
elettronica.
“La situazione in fondo è paradossale – continua Ajmone Marsa -.
Il quadro è mutato, e questo è innegabile, ma gli iscritti sono
calati così tanto a fronte di possibilità di collocazione nel
mercato del lavoro che le chance restano molto buone. A fronte di
questo, c’è da dire che in tutto il mondo occidentale, non solo
in Italia, c’è una crisi delle vocazioni per le cosiddette
‘ingegnerie dell’informazione’, sia a livello europeo che
nordamericano. A fronte di questo, però, c’è una ripresa delle
ingegnerie più tradizionali: meccanica, elettronica, edile,
chimica. Più ovviamente ingegneria gestionale, che sta crescendo
moltissimo da quando è nata”.

Parte della colpa, secondo quanto emerso dalla riunione del Gruppo
telecomunicazioni e tecnologie dell’informazione, viene anche dai
media, che non darebbero del mondo delle telecomunicazioni
un’immagine “particolarmente felice”. “Io per esempio ho un
osservatorio privilegiato su Torino – ha concluso il presidente del
gruppo -. Qui viene data molta enfasi a fatti come i licenziamenti
di Telecom Italia o alle vicende del centro Motorola. Quello che
succede, però, è che i nostri studenti continuano a non fare
fatica per trovare una collocazione nel mondo del lavoro. E anzi,
molti vanno anche all’estero, soprattutto quelli con una
scolarità al massimo livello (e quindi con un dottorato di
ricerca). E ci vanno con collocazioni di tutto rispetto, come il
centro di ricerca France Telecom o i Bell Labs”.

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