La potenziale apertura al mercato di Cuba, con l’uscita del paese caraibico dall’embargo imposto dagli Usa, potrebbe diventare un’occasione di crescita e di espansione per molte piccole e medie imprese italiane in diversi settori. Tra questi ovviamente i “cavalli di battaglia” del made in Italy, come l’agroindustria e il turismo. Ma prospettivo interessanti potrebbero verificarsi anche per le telecomunicazioni, almeno a giudicare dall’analisi sul tema pubblicata oggi dal Sole24Ore.
Certo prima di potersi muovere sul mercato caraibico saranno necessari ancora altri passi politici dopo il “disgelo” dei giorni scorsi tra il presidente Usa Barack Obama e Raul Castro. Le ipotesi in campo sono quelle di un “mini piano Marshall”, di cui l’amministrazione usa assumerebbe il patrocinio, o quella dell’applicazione di un impianto economico sul modello di quello già sperimentato in Vietnam, con l’economia di mercato che convive con il governo comunista.
In un caso o nell’altro Cuba potrà diventare presto un “terreno di conquista” per molte piccole e medie imprese italiane, nei settori del turismo, dell’agroalimentare e delle telecomunicazioni.
Nell specifico delle Tlc, ricostruisce il quotidiano, la telefonia fissa e mobile funziona bene soltanto all’Avana e a Santiago, ma il servizio nel resto dell’isola è carente. Anche Internet è inaccessibile per tutti, ma non per i turisti, e i costi sono particolarmente alti, con un’ora in rete che arriva a costare 6 dollari, la metà di uno stipendio medio mensile sull’isola.
Per accedere al Web ci sono poche postazioni, all’interno dei grandi alberghi è nei “locutori”, i centri telefonici. Situazioni che hanno portato a una diffusione particolarmente bassa dell’accesso a Internet, che è a disposizione soltanto del 5% della popolazione, uno degli indici più bassi al mondo, e che offre quindi spazio agli operatori del settore.