“Il problema- da cui discende tutta la polemica odierna e lo scontro Telecom-Agcom- è che manca un vero piano industriale suggerito dal Governo sulle telecomunicazioni. E quindi abbiamo una partita in cui giocano i diversi attori uno contro l’altro senza un progetto comune, utile al Paese”. Alex Curti, referente lombardo per l’Agenda Digitale del Movimento 5 Stelle, vede la questione da una prospettiva più allargata.
Come siamo arrivati a questo punto, a una polemica che sta mettendo in discussione lo scorporo?
E’ inutile girarci attorno e vedere la questione solo da alcuni lati e da una prospettiva limitata a singoli fatti. In realtà, stiamo vivendo la conseguenza di una lacuna cronica italiana. L’assenza di una strategia Paese di lungo periodo che coinvolga diversi attori, con un piano comune per la rete nazionale di comunicazione. Se ci fosse questa strategia, non staremmo qui a fare i conti con i ricatti di un’azienda privata. Questo è solo l’ultimo episodio di una storia che parte da lontano e che si è già rivelata con la privatizzazione di Telecom. Una storia in cui lo Stato non ha mai guardato alla rete fissa come un’infrastruttura valorizzabile in quanto bene comune del Paese.
E allora che suggerisce?
L’ho sostengo da tempo: la pubblica amministrazione si sieda a un tavolo con gli operatori e tutti facciano assieme un’infrastruttura di nuova generazione, che la stessa Pa può poi utilizzare per i propri servizi e per quelli verso i cittadini.
Ma Telecom sta già facendo una nuova rete e comunque sta andando verso uno scorporo…
Sì, ma in che modo? Temo che non si stia andando verso una nuova infrastruttura tale da coinvolgere tutti gli attori e che tenga conto degli interessi di tutti. Lo scorporo è l’inseguimento di una chimera. Io dico: gli operatori non siano più costretti a usare il rame Telecom Italia. Tutti gli operatori arrivino al cabinet in modo paritetico. Questa è condizione perché poi investano indipendentemente sull’ultimo miglio, con nuove tecnologie, anche in fibra ottica.
E la decisione Agcom non è un buon segnale verso quella maggiore concorrenza che vorreste?
Sì, è un segnale ed è una buona scossa a Telecom, ma sarebbe più importante fare quello che ho detto prima. Cioè un piano industriale dove tutti vedano la connettività internet come un bene comune e non come un oggetto attorno al quale arricchirsi.