Se hai un blog o un profilo social, puoi testimoniare la quantità crescente di cyberbulli, talvolta vere e proprie bande, senza distinzione fra donne e uomini, pieni di livore e inclini all’insulto e al turpiloquio più beceri. Nel caso dei blog è usuale che costoro si iscrivano ai commenti nascosti dietro uno pseudonimo, talvolta mascherando anche la vera e-mail di origine, per dare la stura a veri e propri oltraggi verso le alte istituzioni dello stato o verso il malcapitato qualsiasi, unicamente colpevole di non condividere le bizzarre e male argomentate opinioni dei sanguigni mittenti. Questa reazione spropositata di solito è causata dalla politica: ne fa le spese chi governa ma anche chiunque non s’accodi alle loro violenze verbali.
Per questi cyberbulli c’è un’unica medicina efficace: cancellarli dalle mailing list, dagli accessi ai commenti, dalle conversazioni sui social network, segnalandoli agli amministratori. Se essi sanno comunque come raggiungervi, aspettatevi di essere assaliti con malagrazia o argomenti bizzarri: “tu non sei un democratico”, mi apostrofò con un sms un bullo che esigeva di dare del farabutto, ladro e golpista a un’alta carica istituzionale, utilizzando il mio blog. Risposi: “io sono il padrone di casa del mio blog e vi ospito chi mi pare, non quelli come lei, poco inclini all’igiene del web”. E lo consegnai alla black list dello smartphone. Mandò messaggi con sim diverse ma non ebbe il coraggio di chiamare, preferendo sms con dure considerazioni sulla moralità della mia famiglia di origine. Un altro postò insulti su FB. Lo diffidai a cancellare il post altrimenti lo avrei denunciato. Pochi minuti ed eseguì senza fiatare.