La Germania è vicina a una decisione sul rafforzamento dei controlli sulla cybersicurezza delle attrezzature di rete 5G. E Huawei potrebbe ottenere il via libera alla partecipazione al roll-out della nuova infrastruttura. Il governo ha infatti approvato la nuova bozza di legge sulla sicurezza dei servizi It.
Il testo aumenta le misure di sicurezza per mettere le infrastrutture strategiche al riparo da spionaggio e altri tipi di attacchi. La proposta è che i produttori di componenti di infrastrutture critiche sottoscrivano una dichiarazione di affidabilità. Inoltre, non si potrà fare dei componenti strategici un uso inappropriato, “che comporti ad esempio il sabotaggio, lo spionaggio o il terrorismo”.
Soddisfatti questi requisiti, tutti i fornitori di sistemi It e attrezzature di rete possono operare in Germania.
Verifica della sicurezza a “più passaggi”
Da mesi governo e Parlamento tedeschi sono in stallo sulla nuova legge per la cybersecurity. Le posizioni dei partiti, anche quelli che fanno parte della coalizione di governo, sono contrastanti. La cancelliera Angela Merkel intende difendere le relazioni commerciali con la Cina, dando anche voce agli appelli delle telco tedesche che temono gravi ritardi sul roll-out delle nuove reti se dovranno eliminare e sostituire gli apparati di Huawei con quelli di altri vendor. Dall’altro lato i partner di governo del Partito socialdemocratico (Spd) spingono per il “ban” su Huawei.
La formulazione della bozza di legge sembra, finalmente, accontentare le varie parti politiche. La legge chiede che i vendor Tlc firmino una “garanzia” di sicurezza, spiegando come assicurano che le componenti dei loro sistemi non possano essere utilizzate per scopi illegali.
In particolare, viene introdotto un sistema di controllo con più passaggi che consente all’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni (Bsi) di verificare la rilevanza per la sicurezza di determinati componenti tecnologoche. Se emergono rischi per la sicurezza dello Stato, può essere effettuata una valutazione politica dell’affidabilità del produttore.
Interverranno dunque i ministri dell’Interno, degli Esteri e dell’Economia ed Energia per accordarsi su un’eventuale esclusione do un vendor dalle infrastrutture critiche tedesche. Se i tre ministri non trovano un accordo, la palla passa al cancelliere per la decisione definitiva.
Nessun bando contro “singoli fornitori”
Poiché le aziende cinesi sono “obbligate a cooperare con i servizi segreti di Pechino”, dice il governo tedesco, il rischio di attività di spionaggio da parte di Huawei è preso in considerazione da Berlino e dalle sue agenzie di intelligence. Tutti i produttori che offrono componenti critici dovranno dimostrare dunque di garantire la sicurezza lungo tutta la catena di fornitura. Tuttavia, come comunicato dal ministero dell’Interno tedesco, l’iniziativa non riguarda “singoli fornitori”.
Insomma, per ora sembra scongiurato un “ban” contro Huawei, come richiesto dagli Stati Uniti per motivi di cybersicurezza, ma solo verifiche più severe. Il vendor di Shenzhen ha sempre negato di permettere, tramite i suoi software, lo spionaggio da parte del governo cinese.
Stretta antitrust sulle Big tech
Intanto il Parlamento tedesco prosegue il pressing sulle Big tech per arginare il loro potere di mercato. La maggioranza al Bundestag ha proposto una riforma dell’Agenzia federale per il contrasto ai cartelli industriali (Bundeskartellamt o Bkarta) che rafforza i poteri del regolatore antitrust. L’obiettivo è permette all’autority di prendere azioni immediate contro le eventuali pratiche anticoncorrenziali dei colossi del web come Facebook, Amazon e Google, riferisce il quotidiano Handesblatt.
Il Bkarta potrà anche limitare per le aziende di Internet le possibilità di adire alle vie legali per interrompere l’esecuzione delle decisioni antitrust e abbreviare i procedimenti che le Big tech possono intraprendere contro le decisioni del regolatore.
A tal fine, la proposta prevede il ricorso diretto da parte delle imprese del web alla Corte federale di giustizia (Gbh), fino a oggi giudizio di secondo grado dopo il tribunale statale superiore di Duesseldorf. Su questo punto, però, i partiti restano fortemente divisi con i democristiani della Cdu e i conservatori favorevoli e l’opposizione dei socialdemocratici dell’Spd.