AFFAIRE TELECOM

D’Alema: “Operazione Telefonica dannosa per il Paese”

L’ex presidente del Consiglio: “Agli spagnoli interessano le attività in Brasile. A rischio la liquidazione degli asset migliori di Telecom”. E sull’operazione di acquisto a debito che vide coinvolti Colannino e i “capitani coraggiosi” dice: “Ci fu trasparenza e un chiaro piano industriale. Ma la cordata finanziaria era troppo debole”

Pubblicato il 15 Ott 2013

“Quella degli spagnoli è stata un’iniziativa dannosa per il nostro Paese. A loro interessano le attività in Brasile. E quindi l’esito di tutto questo rischia di essere la liquidazione degli asset migliori di Telecom, quelli in Sud America”. Lo dice in un’intervista al Sole 24 Ore Massimo D’Alema, analizzando anche il processo di privatizzazione della compagnia che lo vide tra i protagonisti principali. Parlando dell’operazione di acquisto “a debito” da parte di Colaninno e di quelli che D’Alema stesso definì i “capitani coraggiosi”, l’ex presidente del Consiglio chiarisce che quella “fu un’operazione di mercato”.

“L’acquisto da parte di privati di una società che già era stata privatizzata. L’intervento del governo per impedirlo sarebbe stato, questo sì, una manifestazione di statalismo – spiega – Oggi, comunque, il problema principale di Telecom non è il debito. Gli spagnoli hanno un indebitamento doppio. Il problema è la mancanza di redditività e la perdita di quote di mercato”.

Secondo D’Alema fu un’operazione condotta sulla base di un chiaro piano industriale. “Ci fu un’Opa, ci fu trasparenza. A differenza di quanto avvenne dopo con Tronchetti Provera, che comprò a trattativa privata – puntualizza – Certo ci fu una debolezza, quella legata alla cordata finanziaria che sostenne il progetto industriale, una cordata caratterizzata da interessi speculativi che poi sono emersi con chiarezza. Diciamo che se le grandi banche italiane avessero creduto di più in quel progetto forse la storia di Telecom sarebbe stata diversa”.

Sull’operazione Telefonica è tornato oggi anche mister Agenda digitale, Francesco Caio, che ha ribadito: “Non importa se il pacchetto di maggioranza di Telecom è finito in mano agli spagnoli di Telefonica. L’importante è che il gruppo investa sulla rete. ”L’importante – ha detto a margine del convegno “Sia Expo 2013″ in corso a Milano – e che, indipendentemente dalla compagine azionaria, ci sia un meccanismo di investimenti sulla rete”. Perché secondo Caio ”le priorità sono i servizi e le architetture dei servizi. Una rete che funziona è un fattore abilitante a questi servizi”. Mister Agenda digitale aveva espresso lo stesso giudizio qualche settimana fa, all’indomani della salita di Telefonica in Telco.

Quanto all’opportunità di procedere in direzione dello scorporo della rete, Caio ha rilevato che ”sulla rete oggi esiste un presidio istituzionale molto chiaro, formato da ministero dello Sviluppo economico e Agcom. E’ giusto dare a loro il compito di dialogare non solo con Telecom ma con tutti gli operatori”. Fatto questa premessa, Caio ha chiarito che ”ogni decisione sullo scorporo della rete spetta al Cda di Telecom Italia”.

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