"Il modello dello switch off utilizzato per il digitale
terrestre non è replicabile per la banda larga. O, almeno, non
nello stesso modo". Lo ha detto il consigliere dell'Agcom
Nicola D'Angelo in occasione del Forum Telco
2010 organizzato a Roma da Business International. "La
questione si giocherà sull'assetto regolatorio e bisogna
stabilire le caratteristiche tecniche delle reti". Secondo
D'Angelo la strada da seguire è quella dei modelli regionali.
"Il modello regionale convince perché è aperto: gli
operatori possono andare avanti tenendo conto delle necessità di
ciascun territorio. E del resto lo stesso piano Obama è un piano
federale, fatto di singole azioni locali, come del resto sta
accadendo in molti Paesi europei. Se non è possibile procedere con
un Piano nazionale, anche a causa delle difficoltà di investimento
da parte degli operatori, allora bisogna lasciare spazio alla
delocalizzazione".
Secondo D'Angelo non si può non tenere conto del ruolo di
Telecom Italia e soprattutto dell'infrastruttura in rame:
"Non si può far finta che non ci sia. E le iniziative portate
avanti a livello regionale, come in Lombardia, devo essere
considerate un paradigma".
Concorda sull'impossibilità di costruire una rete nazionale
alternativa senza la discesa in campo di Telecom il professor
Maurizio Decina. "L'investimento non
sarebbe recuperabile se non nel lunghissimo tempo e ciò non è
plausbile da considerare. Basti pensare che a fronte di un
investimento di 1000 euro per abitazione e un canone ipotizzato a
25 euro al mese l'investimento si ripagherebbe in 4 anni ma
solo se tutti gli utenti attivassero connessione. Ma non accade
mai: solitamente in 5 anni il numero dei nuovi utenti non supera il
20%. Chi investe quindi si accollerebbe una spesa di 4mila euro per
abitazione. Un'assurdità".
Insistono invece sulla società della fibra nazionale gli Olo.
Renato Soru ha deciso di affiancare il progetto di
Fastweb, Vodafone e Wind. "Ci deve essere lo switch off",
sottolinea il numero uno di Tiscali. "L'Italia non si può
permettere di non investire sulle nuove reti, considerate, dalla
stessa Commissione europea, il cuore della competitività e della
crescita. Per ridurre i costi la strategia sta proprio
nell'investire".
A favore della rete Ngn nazionale si schiera anche il presidente
della Commissione Trasporti e Tlc della Camera Mario
Valducci: "Non è vero che servono investimenti
esagerati. Per coprire il 50% della popolazione bastano 5 miliardi
in 5 anni, bancabili per 3 miliardi. Quindi la parte a carico degli
operatori sarebbe di 2 miliardi. Ci sono soggetti interessati a
investire. E la stessa Cdp ha dato più volte la propria
disponibilità a scendere in campo in caso di un progetto Paese.
Inoltre mi preme ricordare che l'Italia ha usato fino ad oggi
solo il 6% di fondi infrastrutturali messi a disposizione dalla
Ue". Secondo Valducci a fare la differenza sarà dunque la
posizione di Telecom Italia: "Per fare il piano nazionale
serve lo switch off e solo Telecom può garantirlo".
Telecom però va avanti per la sua strada. Oscar
Cicchetti, direttore Technology e Operations
dell'azienda capitanata da Bernabè, ha ribadito che
l'Italia è in linea con gli altri paesi sul fronte broadband.
"La velocità garantita attraverso la rete attuale è di 4 mb
per utente grazie agli investimenti fatti ogni anno sulla rete in
rame", che ammontano a 700 milioni di euro fra manutenzione,
aggiornamento delle vecchie centrali o sostituzione di apparati
obsoleti. Cicchetti ha inoltre ricordato che il valore
dell'asset di rete è stimato in 4 miliardi di euro "ma
sarebbero cinque volte tanto se la rete si dovesse fare oggi
quest'anno". "La rete è perfettamente in grado di
sostenere le attuali esigenze di servizi da parte dei
consumatori", ha aggiunto Cicchetti pur ritendendo
"fondamentale l'investimento nelle nuove reti, che Telecom
sta portando avanti. Siamo certi che di qui a 15 anni tutte le case
italiane saranno cablate e la velocità di connessione fissa
raggiungerà 1 Gb per secondo. Sul mobile si arriverà a 100
mb".
"Il vero bottleneck è rappresentato dall'adoption, ossia
da una domanda carente", sottolinea Cicchetti. "Se ci
fosse una reale domanda di banda gli operatori farebbero a gara per
realizzare le nuove reti".