«È urgente che l’Autorità disegni regole chiare e condivise
per lo sviluppo delle reti di nuova generazione». Nicola
D’Angelo, consigliere dell’Agcom, ha molte idee sui quali siano
i problemi che si frappongono tra l’Italia e il futuro delle
tlc.
Quali sono gli ostacoli sul cammino Ngn italiano?
Mettiamoli, se possibile, in ordine di importanza.
In ordine di importanza: bisogna decidere chi farà gli
investimenti, se solo i privati o anche soggetti pubblici. Mi
sembra però che questo nodo si stia già risolvendo con una
partecipazione mista. Comprensibile, vista l’entità
dell’investimento necessario. Il soggetto pubblico che ora
partecipa è territoriale e locale. Mi riferisco soprattutto al
piano della Regione Lombardia. La discussione su chi deve fare cosa
sta diventando molto lunga in Italia. Si è troppo parlato e poco
realizzato, mentre gli altri paesi sono già orientati
praticamente. L’Italia rischia di rimanere più indietro di
quello che già è sulla banda larga.
E il secondo nodo?
Le regole. Da una parte devono garantire la giusta remunerazione
degli investimenti ma anche consentire un contesto competitivo di
concorrenza che nelle tlc finora ha dato buoni risultati. Bisogna
garantire la parità e la libertà di accesso alla rete da parte di
cittadini e imprese, senza discriminazioni. Le regole servono anche
per avere un quadro comune di riferimento: linee guida che portino
a coerenza il sistema. È necessario, visto che pare siano vari i
soggetti in gioco sull’Ngn in Italia. In quest’ambito, c’è
anche il grande nodo della scelta tecnologica: Ngn point to point o
Gpon? Il che cambia molto il quadro regolatorio: il point to point
sostituisce il rame, che invece sopravvive con il Gpon.
Altre questioni?
Il ruolo di Telecom. L’Italia ha una peculiarità, vive ancora il
monopolio dell’accesso su rete fissa, visto che non c’è una
rete alternativa al rame. Telecom è un convitato necessario sul
tavolo dell’Ngn. Non credo invece che ci sia il nodo della
maturità della domanda di servizi Ngn. Abbiamo il bisogno di fare
una Ngn quanto più pervasiva possibile, in futuro avremo sempre
più bisogno di accessi veloci. La nostra vita sarà più
caratterizzata da un rapporto continuo con la rete: se ne sono già
accorti gli orientali e gli americani.
In questo contesto, come può contribuire il
regolatore?
Il nostro ruolo non è quello di coordinare iniziative e
investimenti, bensì quello di creare regole che assicurino uno
sviluppo rapido dell’Ngn e al tempo stesso rispettoso della
libertà di accesso. È un ruolo a cui l’Autorità è chiamata in
modo urgente a rispondere. Servono regole non pesanti, ma poche e
chiare. Non solo relativamente alle iniziative nazionali ma anche
per quelle territoriali, che appaiono ora le più fattive.
All’interno delle linee guida ci devono essere anche modelli
regolatori che favoriscano forme di co-investimento. Nel limite dei
poteri l’Autorità, deve anche spingere Telecom Italia verso un
impegno più sostenuto nella realizzazione dell’Ngn. Infine,
l’Agcom dovrebbe recuperare, a favore della banda larga, il
dividendo di spettro liberato con il passaggio al digitale
terrestre. Spero che non sia ancora ipotecata questa
possibilità.
A proposito di questo ruolo, a che punto è l’Agcom per
assolvervi?
Dovrebbe approvare le linee guida prima dell’estate, entro
luglio. Bisogna vedere se ce la farà. Speriamo.
E il Comitato Ngn?
Deve fornire suggerimenti all’Autorità appunto sull’assunzione
di queste linee guida.
È in corso una consultazione pubblica sulle condizioni
economiche di bitstream e unbundling. Le scelte regolatorie sulla
vecchia rete in rame hanno impatti anche sull’Ngn?
Sì, ma c’è la consultazione in corso e non posso inoltrarmi in
dettagli. Dico solo che la remunerazione della vecchia rete può
spingere o meno gli investimenti di Telecom e degli operatori
alternativi sulla nuova.
Regole a parte, quali azioni potrebbero accelerare le nuove
reti?
Ci vuole un impegno di indirizzo industriale da parte della
politica. Bisogna capire che le reti di nuova generazione non
riguardano solo lo sviluppo delle tlc ma saranno anche la spina
dorsale della società del futuro. E a tal riguardo, non si può
fare un discorso sull’Ngn che prescinda dal dividendo digitale.
L’Ngn in futuro sarà fruita molto anche in mobilità, infatti.
La gamma 800 MHz è indicata da tutti come la più indicata per
questo scopo. È già oggetto di una favorevolissima asta in
Germania. I due problemi gravi del sistema Italia sono che ha fatto
poco e niente sulle Ngn e che non ha previsto frequenze del
dividendo digitale a favore della banda larga.