Le reti 6G per telecomunicazioni e internet ultra-veloce potrebbero minimizzare il proprio impatto ambientale e contribuire a migliorare la sostenibilità di altre attività produttive grazie all’integrazione di soluzioni intelligenti e all’uso sistematico di energie rinnovabili. È quanto emerge da “The path to 6G”, un documento di lavoro del Parlamento europeo, redatto dal centro studi e ricerche dell’Istituzione e dedicato alla tecnologie per l’informazione e la comunicazione.
Il contributo del 6G per il Green deal europeo
Secondo gli esperti di Bruxelles, dunque, le reti di nuova tecnologia potrebbero contribuire a tradurre in pratica la transizione incardinata nel Green Deal europeo anche sul piano delle soluzioni digitali e di connettività.
Attualmente, alle tecnologie Ict va in effetti attribuito tra il 5% e il 9% del consumo globale di energia elettrica e circa il 2,5% delle emissioni di gas serra. Numeri che si attendono in crescita, dato l’aumento delle persone che disporranno di un accesso a internet e della domanda di nuovi servizi basati sulla rete e interconnessi tra loro.
Il documento di lavoro del centro studi del Parlamento sottolinea che sebbene il settore dell’Ict sia parte integrante del problema del riscaldamento globale, tuttavia ha “allo stesso tempo ha il potenziale per ridurre le emissioni” di gas a effetto serra anche “per altri settori dell’economia”.
Le opportunità e le sfide delle reti di sesta generazione
Basandosi sui successi e sui progressi delle precedenti generazioni di telefonia mobile, il 6G promette di rivoluzionare il panorama della connettività. Dalla velocità di trasmissione dati elevatissima alla comunicazione a bassa latenza, fino all’integrazione dell’intelligenza artificiale, il 6G è pronto a rimodellare il modo in cui interagiamo con il mondo digitale.
Tuttavia, secondo il report, la promessa di capacità senza precedenti comporta una serie di sfide. Gli aspetti critici che richiedono attenzione nello sviluppo delle reti 6G sono la privacy e la sicurezza informatica. Poiché il 6G mira a spingere i confini della connettività, consentendo innovazioni come la comunicazione olografica, la realtà estesa senza soluzione di continuità e l’integrazione dell’intelligenza artificiale su scala massiccia, i rischi potenziali per la privacy e la sicurezza informatica sono amplificati (basti pensare al tema della raccolta di dati di massa).
Un altro aspetto critico è per l’appunto quello che riguarda l’impronta ambientale. Sebbene il 6G punti all’efficienza energetica, la crescente domanda di dati e connettività può ancora porre problemi legati al consumo energetico. Bilanciare il progresso tecnologico con le considerazioni ambientali rimane un obiettivo chiave per lo sviluppo del 6G.
Il documento evidenzia inoltre che la corsa dell’Ue a reti e servizi di nuovissima generazione per internet super-veloce dovrà fare i conti con i competitor asiatici. Per l’Unione europea un’opportunità di sviluppo è rappresentata dalla Corea del Sud, che sta spingendo “per posizionarsi come leader nelle tecnologie 6G, ottenendo un peso dominante nei brevetti internazionali”.
Per un Paese tradizionalmente amico, c’è però un mercato molto più difficile da inquadrare: la Cina. La Repubblica popolare “sta potenziando la sua ricerca nelle reti 6G” e allo stato attuale “circa la metà di tutte le richieste mondiali di brevetto” sarebbero cinesi.
Juniper: per sviluppare il 6G le telco dovranno fare leva sulle Ris
Il 6G d’altra parte potrà svilupparsi rapidamente solo se gli operatori riusciranno a risolvere diverse sfide tecnologiche, tra cui il problema delle interferenze di rete derivanti dall’uso dello spettro ad alta frequenza. A dirlo è un nuovo studio di Juniper Research, secondo cui i maggiori esperti dei mercati delle telecomunicazioni prevedono che ci saranno 290 milioni di connessioni di ultimissima generazione a livello globale entro il 2030, l’anno successivo al lancio iniziale previsto per il 2029.
L’uso dello spettro ad alta frequenza nel 6G sarà la tecnologia chiave per fornire velocità di trasmissione 100 volte superiori alle attuali reti 5G. Tuttavia, poiché le tecnologie cellulari non hanno mai utilizzato bande di frequenza di questo tipo prima d’ora, la preoccupazione più pressante per gli operatori è quella di ridurre al minimo le interferenze di rete, per non rischiare di creare una rete 6G inaffidabile.
Per raggiungere questo obiettivo, il rapporto invita gli operatori a investire nelle superfici intelligenti riconfigurabili (Reconfigurable Intelligent Surfaces, Ris), una tecnologia in grado di mitigare l’impatto dell’interferenza di grandi ostacoli, come gli edifici, sui servizi di rete. Ciò avviene riflettendo e rifrangendo in modo mirato i segnali mobili 6G per consentire ai pacchetti di dati di muoversi intorno agli ostacoli fisici.
Poiché gli standard 6G diventeranno più chiari nel 2025, la tecnologia Ris deve diventare una priorità immediata per lo sviluppo. Tuttavia il rapporto avverte che, date le ampie aree geografiche di alcune reti 6G, gli operatori devono implementare l’intelligenza artificiale per monitorare e regolare la configurazione delle Ris in tempo reale per massimizzare i vantaggi della tecnologia.
“La copertura 6G iniziale avverrà nelle aree geografiche più densamente popolate per servire il maggior numero possibile di utenti”, commenta l’autore della ricerca Alex Webb. “Pertanto, la tecnologia Ris sarà fondamentale per fornire un servizio 6G di valore sia ai clienti consumer che a quelli enterprise nei primi anni di funzionamento della rete”.